Cosa nasconde l’esonero di Ancelotti. L’obiettivo torna a essere la qualificazione Champions (risultato comunque eccezionale) e tra due anni può scattare l’opzione Bari
Fioccano le citazioni cine-letterarie in questi giorni neri dell’addio forzato di Carlo Ancelotti e forse un’altra calzante è quella da un titolo di Elena Ferrante. “I giorni dell’abbandono”. Ma non di Re Carlo, attenzione. Bensì di Aurelio De Laurentiis, che con il pazzesco esonero di uno degli allenatori più titolati e bravi dell’orbe terracqueo ha raggiunto l’acme di una folle Quaresima (quaranta giorni dal 2 novembre, l’infausta data dell’imposizione del ritiro dopo Roma-Napoli) demolitoria del suo giocattolo azzurro. Ha scritto magistralmente Max Gallo che la fine della diversità del presidente azzurro a Napoli alla radice ha un misto di paura e vertigini. In pratica, non gli ha retto la pompa, come si dice a Roma e ha preferito chiuderla nel peggiore dei modi, senza neanche tenere conto che Ancelotti è il maggior specialista europeo di Champions, dove invece affronteremo gli ottavi con Gennaro Gattuso detto Rino. Già Gattuso.
E qui c’è un’altra citazione facile da fare. Dove porta l’Operazione San Gennaro (Gattuso) varata da De Laurentiis? In questi giorni non solo neri, ma anche traumatici ritorna pure lo spettro dell’estetica sarrita. È la nostalgia del quattro-tre-tre, scrivono alcuni, e che non ha mai lasciato il presidente, che prese Ancelotti convinto di avergli messo in mano una Ferrari pronta per vincere lo scudetto. In realtà è una saudade farlocca, che riguarda solo il modulo di gioco dove Insigne da Frattamaggiore ritroverà la sua riggiola inseguita nel corso ancelottiano come la fatidica coperta di Linus.
No, l’evidenza che sinora nessuno ha voluto cogliere, a mio giudizio, è che l’ingaggio di Gattuso ci riporta all’era Mazzarri, azzerando di fatto tutti i passi in avanti compiuti con le stagioni illuminate di Rafa Benitez e di Ancelotti, due trainer considerati vincenti ovunque. Questo è il punto. De Laurentiis sceglie un outsider di rango medio-basso per confermare l’identità del suo Napoli: una squadra di passaggio per i campioni e che nelle sue performance migliori può avere come obiettivo la qualificazione alla Champions League (comunque un risultato eccezionale) senza più puntare allo scudetto. Poi per carità, Gattuso ci porterà in semifinale, se non a Istanbul, e a quel punto mi rimangerò felicemente tutto.
In ogni caso, l’operazione San Gennaro, a prescindere dai risultati, potrebbe comportare lo smantellamento del Napoli di oggi. Ed è questa la prima temuta considerazione “politica” da fare in base alle indiscrezioni autorevoli che circolano nella società di De Laurentiis: l’arrivo di Gattuso servirebbe a rivalutare e vendere i tre prezzi pregiati di oggi: Koulibaly, Allan e Fabian Ruiz (il Real avrebbe offerto 70 milioni ma DeLa ne pretende 100). Se a questi aggiungiamo i senatori ribelli Callejon e Mertens più l’incognita Insigne (la scorsa estate era sul mercato ma nessuno l’ha preso alle cifre chieste dal presidente), il quadro è completo. La squadra della prossima stagione è da rifare totalmente.
Le riflessioni “politiche” sull’esonero di Re Carlo però non finiscono qui. Ce n’è soprattutto un’altra, che circola dalla scorsa estate e che maliziosamente potrebbe trovare conferma con l’Operazione San Gennaro. Si ritorna alla mancanza di coraggio di cui sopra di De Laurentiis. In pratica, da tempo la famiglia del presidente starebbe valutando cosa fare quando il Bari del pargolo Luigi salirà in serie A. In teoria mancano due anni: oggi la squadra pugliese è in C e centrando due promozioni si potrebbe ritrovare in A già nella stagione 2021-2022. Che farà Aurelio? Qualcuno si dice sicuro che sceglierà Bari mettendo in vendita il Napoli per non meno di un miliardo di euro. Il retropensiero è questo, rinforzato dal fatto che a Bari nessuno gli chiederà di vincere lo scudetto e di andare in Champions tutti gli anni. Ipotesi plausibile visto l’esonero di Re Carlo. Ma solo il tempo ci farà scoprire la verità. Tanto va il Gattuso al lardo che ci lascia lo zampino. Ecco l’ho detta.