La pellicola lascia il sapore di cos’è oggi un rapporto autentico. Le aspirazioni personali possono spezzare vincoli come un matrimonio
Cosa dire di “Storia di un matrimonio”. Il film scritto e diretto da Noah Baumbach è stato in concorso al Leone d’Oro a Venezia 76° e ha ottenuto numerose candidature al Golden Globe 2020. Una produzione Netflix?
È un film coraggioso come sono tutti quelli che affrontano il rapporto di coppia che come si sa può scivolare nel patetico.
I coniugi Barber – Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) – sono una coppia in apparenza perfetta. Charlie fa il regista a Broadway e tenta nuove strade interpretative e di adattamento teatrali tra cui una visionaria Elettra. Nicole è la protagonista dei suoi spettacoli da quando – lei losangelina – si trasferì per amore a New York, dove si sposarono e divennero genitori del piccolo Henry (Azhy Robertson).
Ma le ragioni che spinsero i due all’unione lavorativa e sentimentale sintetizzate in una lettera reciproca sono ora solo materia per una mediazione familiare in vista di un divorzio. Nicole – insoddisfatta del suo lavoro – si trasferisce a Los Angeles dove diventa protagonista di una serie di cui pian piano diventa anche regista e porta con sé il bambino. Del resto la sua famiglia di origine formata da sua madre e sua sorella abita lì. Charlie – che nel frattempo ha vinto il prestigioso Premio MacArthur – fa avanti e dietro da New York alla California per stare vicino al bambino. Ma quel divorzio che avrebbe dovuto realizzarsi con un accordo pacifico diventa oggetto invece di una feroce battaglia legale (Nicole è rappresentata da Nora Fanshaw, interpretata da una stupenda Laura Dem).
Charlie è costretto a prendere un appartamento a Los Angeles per il gioco processuale. In ballo sono l’effettiva residenza della coppia, le questioni economiche di mantenimento e la percentuale di custodia del bambino. Si arriva – per sciogliere giudizialmente tutti questi nodi – anche alla nomina di una persona incaricata dal giudice per valutare la qualità delle loro vite.
Il finale che lasciamo ai fruitori dell’opera lascia il sapore di quello che è oggi un rapporto di coppia autentico. Le legittime aspirazioni personali possono spezzare vincoli come quello matrimoniale perché come dice Murakami in un suo testo “la comprensione non è altro che una serie di fraintendimenti”. Ma alla fine della Fiera un qualcosa resta.