È un eroico Gavroche lo scugnizzo che si strappa dal petto l’odiato stemma sabaudo. Demme somiglia fisiognomicamente a Dunga
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 21° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019- 20
Che domenica!
Pedate all’arroganza .
Il volgare arruffapopoli della Brianza si becca una memorabile lezione in Emilia.
Non sono bastati i milioni di selfie con culatelli, coppe, tagliatelle e cappelletti, lambrusco e sangiovese.
Gli emiliani li puoi prendere per il culo fino a un certo punto.
Ma poi, al dunque, si dimostrano svegli e vigili.
Il San Paolo rinasce nel tifo appassionato, quando è di scena la partita dell’anno.
Inoltre fa il suo ingresso per la prima volta da avversario colui che fu l’amato Sor Tuta. Che nel frattempo è divenuto il Sor Polpetta di una mediocre farsetta da Commedia dell’Arte.
Ancora da un ragazzino l’icona più icastica.
Non più le lacrime di sette giorni fa dinanzi a un disarmante precipitare senza sosta.
Ora l’immagine esprime un fiero gesto di appartenenza.
È un eroico Gavroche lo scugnizzo che si strappa dal petto l’odiato stemma sabaudo alle presentazioni davanti alla telecamera.
Ed è un presagio buono.
Il Gattaccio sceglie la compattezza.
In centrocampo sono in cinque.
Al centro ora scorrazza il nuovo DD che ha grinta e metronomo.
E un piede bello tosto.
E in più una sorprendente somiglianza fisiognomica con un certo Dunga.
Se in futuro dimostrerà di possedere il decimo delle qualità calcistiche di quell’indimenticato campione, staremmo a cavallo.
È la partita perfetta.
L’albanese si esalta contro il Toy Boy. Manolas giganteggia in difesa.
Finirà che Il Pibe di Fratta marchierà la vittoria concludendo una pennellata di Lazarillo in una classica azione che ricorda un recente passato, per chi ancora vuol vivere di nostalgia.
Il Sor Polpetta – nella sua sontuosa ipocrisia – la prenda come un gesto d’amore.
Chissà se è una svolta.
In fondo, chi se ne frega. Questo trionfo vale una stagione. Per ora si gode.
Una scintilla di luce nel momento più buio.
Vinceranno lo scudetto, quelli.
Ma di certo il nono non passerà per Napoli.
Calcio, mistero senza fine bello.
Frenano un po’ tutte in testa.
SunInter non oltre il pareggio a San Siro. Ed è il terzo consecutivo in campionato.
In vantaggio grazie a un colpo di testa del Toro Lautaro.
Testa che poi nel finale perde letteralmente.
Pretendeva non so cosa per un fallo non dato.
L’arbitro lo spedisce sotto la doccia.
E lì rimarrà probabilmente anche in occasione del derby in programma tra due settimane.
Tornano a galla gli isterismi tipici dei nerazzurri che si teme comprometteranno la stagione.
Ma ciò che più preoccupa è la resistenza.
La squadra dura un’ora. Oltre non regge. Sia a livello fisico che psicologico.
Frenano gli Aquilotti nel Derby dell’Olimpico.
Due papere dei portieri decretano un pari che invero sta molto stretto ai Sangue Oro.
Dominio territoriale romanista ma troppi errori.
Biancocelesti un po’ in debito d’ossigeno.
Chi non frena per niente è la splendida Dea.
Non è una grande giornata per i Tori.
Dopo il rosso per Lautaro ecco i granata umiliati e strapazzati a casa loro.
Granata inoltre furibondi per l’irrisione di Pasalic.
Il quale sul 7-0 batte una punizione esibendo una rabona sotto gli occhi di Belotti.
Un gesto interpretato come una evidente presa in giro. Rissa e parapiglia.
Il Milan vince ancora. Dimostrando che Ibra era la scelta giusta.
La Santelli vince in Calabria. Non che faccia salti di gioia.
Ma almeno ha dimostrato qualcosa.
Che ce la si può fare anche senza darla al Patonza.