Sul Corriere della Sera i resoconti della Digos. «Chiellini Marchisio e Barzagli erano freddi con lui». Sei telefonate che raccontano il rapporto con i capi della curva

Il Corriere della Sera pubblica alcune intercettazioni al calciatore della Juventus Leonardo Bonucci. Riguardano il rapporto tra il difensore bianconero e gli ultrà nel momento in cui è tornato alla Juve dopo l’esperienza al Milan ma anche quelli tra società e tifoseria.
Tutto inizia quando Bonucci, nel 2018, lascia il Milan e ritorna in bianconero. E’ agosto. La Digos di Torino ha già avviato l’indagine “Last Banner” sui ricatti degli ultrà alla Juventus per la questione biglietti. I poliziotti temono che gli ultrà se la prendano con il difensore per il suo ritorno alla base e così mettono sotto controllo i cinque numeri di telefono a lui intestati. Le intercettazioni vanno avanti per 20 giorni, racconta il Corriere della Sera. Ne vengono fuori sei telefonate penalmente irrilevanti che però danno l’idea dell’aria che tirava all’epoca nell’ambiente Juventus.
Innanzitutto ce n’è una che racconta come fu accolto dai compagni al rientro.
Il 9 agosto 2018, alle 19.40, Bonucci parla al telefono con un amico che gli domanda come è stato accolto dai compagni al suo ritorno alla Juve. Gli agenti della Digos dichiarano:
«E lui risponde che gli italiani, nello specifico Barzagli, Marchisio, Bernardeschi, sono molto freddi con lui».
Ma sono interessanti soprattutto le intercettazioni che, come dicevamo, riguardano il mondo ultrà.
Gli agenti della Digos spiegano che la prima cosa che fece Bonucci appena tornato in bianconero fu di contattare gli ultrà.
«In funzione del rientro alla Juve Bonucci si è subito preoccupato di contattare i capi ultrà, al fine di evitare che gli stessi possano organizzare momenti di contestazione diretti alla sua persona».
Così, alla fine di luglio, Bonucci scrive su Whatsapp al leader dei Viking Fabio Trinchero, tra gli indagati per l’inchiesta Last Banner:
«Mi farebbe piacere quando torno dall’America, fare due chiacchiere per spiegarti come effettivamente sono andate le cose».
Quello gli risponde:
«Con un confronto si possono aggiustare le cose».
Il 6 agosto un amico gli chiede, sempre al telefono, come vadano le cose in virtù della contestazione ultrà. Bonucci risponde che è «Tutto sotto controllo».
Ma la contestazione alla squadra continua, per via dell’inchiesta, del caro biglietti e abbonamenti. Ci va sotto anche Bonucci, più volte fischiato. Ma si scopre che i fischi diretti a lui sono solo una scusa.
In un’intercettazione del 25 agosto, ad esempio, Bonucci dice di aver parlato con uno della curva
«Mi ha detto che “non è per te, ma ti usano come pretesto per attaccà la società, per il caro biglietti, il caro abbonamenti, striscioni, tutta sta roba».
Sullo sfondo delle contestazioni, però, secondo la Digos e la Procura, ci sono le estorsioni alla Juventus. E la Società si rende conto che è difficile giocare in un’atmosfera del genere. Tanto che un dirigente, intercettato, dice:
«Ai giocatori non si riesce a spiegare. Fra i giocatori, Giorgio (Chiellini) potrebbe capire, ma agli altri… Uno come Leo (Bonucci), se gli scatta l’ignoranza è capace che ce lo troviamo in uno dei bar loro».
“Loro” che sarebbero, come spiega il Corriere della Sera, gli ultrà.