La Juventus è sempre più brutta e sempre meno sarriana. Ma vincerà il nono scudetto a mani basse: non ha avversari. Gasperini è un tecnico di genio
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 19° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019-20
Sor Polpetta è per la terza volta campione d’inverno in cinque anni.
Nei due casi precedenti, noialtri di fede azzurra, sappiamo bene come purtroppo è finita.
Consentite alla tifoseria ergastolana le mani in tasca in cerca di sicurezze.
Anche se sono improponibili i paragoni fra due realtà infinitamente diverse.
Una su tutte.
Il Napoli di Sor Tuta lottò contro un gigante sproporzionato per le proprie forze.
E infatti alla fine fu costretto a soccombere. E il modo ancor m’offende.
La Juve di Sor Polpetta non lotta perché non ha avversari.
Gioca praticamente da sola. In un campionato di una prevedibilità desolante.
E può permettersi di tutto. Anche di giocar male.
Sono bastati dieci minuti per far fuori i Sangue Oro.
A Fonseca – che è bravo – si imputa un approccio sbagliato.
Poca ferocia iniziale. Due errori individuali. Due goal.
Lorenzo Pellegrini che è il talento più fulgido della compagine romanista, sente a tal punto la partita da risultare il peggiore in campo.
Nic Zaniolo, l’altro talento della casa, si rompe i legamenti e ringrazia quelle menti superiori che hanno consentito di giocare due partite in poco più di 24 ore sullo stesso prato. Che nel frattempo era diventato un campo di patate.
Stessa sorte anche per Demiral.
Coraggio Nic. Totti si fece male il 19 febbraio. E ce la fece.
E divenne Campione del Mondo.
Partita bruttissima con una Juve sempre più brutta e sempre meno sarriana.
Ma vincerà il nono scudetto a mani basse.
Unico ostacolo possibile qualche divergenza di spogliatoio.
La Joya, in forma smagliante, il migliore in campo all’Olimpico, esce fanculando di brutto il Polpetta.
Che per ora fa il superiore.
Non ha avversari la Juve.
In teoria potevano esserlo i Suninter di Conte.
Teoria avvalorata anche dalle evidenti smodate protezioni. Che si susseguono puntuali di partita in partita.
Il rigore non concesso a Toloi che si trascina in area Lautaro avvinghiato alla sua gamba destra è un’icona esilarante e allo stesso tempo agghiacciante.
Perché chiarisce con arroganza lo stato delle cose. Mentre noi tifosi sognatori continuiamo a sognare.
Potevano essere degni avversari i Suninter. Ma i Suninter sono assai poca cosa.
A San Siro si vede chi è in Champions e chi è stata fatta fuori.
La Dea è Venere in tutta la sua disarmante bellezza.
Gasp non è amabile umanamente, anzi è probabilmente detestabile.
Ma è un tecnico di genio.
Ha una capacità rara di leggere la partita e di intervenire.
Effetto immediato devastante lo spostamento del Papu più avanti.
Conte, dopo i battibecchi televisivi con Capello, non sa inventarsi altro.
Si barrica in difesa e non si muove da lì.
Umiliato dal gioco veramente “europeo” dei bergamaschi. Che meraviglia!
Non ha avversari la Juve.
Non gli Aquilotti. Non quelli visti contro gli azzurri.
Forse ancora in fase di scarico dell’adrenalina araba.
I quali azzurri letteralmente dominano nella ripresa.
Ma sono dominati da una malasorte infernal, che mai non resta.
Il Gattaccio dice che la colpa è sua.
Il Portierino Timido dice che la colpa è sua.
E tace sul fallo di Ciruzzo da Torre per eccesso d’impeto.
La verità è che Di Lorenzo poteva evitare le colpe di tutti. Leccando un sorbetto e spazzando via senza fare danni.
Sono annate così. Devono finire con meno danni possibili.
Intanto siamo alla destra della classifica.
Cosa che non avveniva da un bel po’.
C’è qualcosa di vecchio nel campionato. Anzi di antico.
Gli ultra trentenni alla ribalta.
Non solo il maestoso ritorno di Ibra.
Ma anche il Quaglia è sugli scudi.
Realizza la doppietta più “vecchia” dei cinque principali campionati continentali in corso.
E ha portato il proprio bottino di reti in Serie A a quota 158 staccando tre leggende come Gigi Riva, Roberto Mancini e Pippo Inzaghi.
E poi c’è ovviamente il Toy Boy con chignon col suo rigorino in offerta speciale.
Torna in libreria “Il manuale del calcio delle Cipolline” di Luigi Garlando.
C’è odore di canfora. Che è la madeleine del calcio.
Il profumo dello spogliatoio che ti scaraventa nel passato.
C’è il senso del rispetto per gli avversari.
Si insegnano i sei trucchi per battere un rigore.
Si spiegano le genesi dei ruoli.
C’è il desiderio di tenere viva la memoria e un patrimonio comune di ricordi.
Senza i quali il calcio perde una parte essenziale di sé.
Se vi capita, dateci uno sguardo.