È durato dieci anni, è stato un miracolo strutturato, quasi sempre tra i primi tre posti, negli stadi della Champions. Adesso il Napoli ha smesso di sognare, è in agonia
Napoli e De Laurentiis, diciamo la verità, non si sono mai amati. La parte più laica del tifo napoletano lo ha sopportato, riconoscendogli indiscutibili meriti nell’aver fatto rinascere un sogno, anzi un pezzo di carne viva di questa città.
Napoli è unica, da questo punto di vista. Unica nell’immedesimazione con la sua squadra. Roma, Torino e Milano, mi dispiace, devono faticare ancora per arrivare a una simbiosi che si avvicini al rapporto tra la squadra e la città.
Ora questo incantesimo si è rotto. Pensate che lunedì sera, in tribuna d’onore un tifoso amareggiato, addolorato, incollerito, uscendo dalla tribuna d’onore prima che la partita finisse si è rivolto al gruppo dirigente della società dell’Inter apostrofando i veri Marotta: “Tanto lo scudetto lo vince la Juve”.
Un tifoso savio napoletano non avrebbe mai lanciato questo anatema.
E dunque la storica opposizione di quella Napoli che a prescindere si colloca sempre all’opposizione di tutto e dunque anche di De Laurentiis come ieri di Ancelotti, si è ingrossata in queste ultime settimane di una fetta di tifosi che a partire dalla rivolta dei giocatori contro il ritiro dei non si riconosce più.
Sono alcuni giorni che si parla di una possibile cessione del Napoli se il Bari dovesse salire in A. Per un evidente conflitto d’interessi. Una possibilità in divenire che lascia stupiti perché nessun dirigente del Napoli, da De Laurentiis padre e figlio al portavoce hanno ritenuto di dover smentire la notizia. Alimentandola, nei fatti.
In queste ore si sta consumando la fine di una epopea durata dieci anni. Diciamolo, con Maradona abbiamo vissuto una indimenticabile stagione di successi, coppe e scudetti. E, dobbiamo riconoscere, stagione anche effimera di una squadra che senza il suo Pibe si è ben presto spenta.
Il Napoli di De Laurentiis è stato invece un miracolo strutturato, durato dieci anni. Non siamo più abituati a vivere sotto la cima dei primi tre posti. Siamo atterriti dalla eventualità di non poter più frequentare gli stadi della Champions.
Povero Gattuso che si ritrova a essere il parafulmine di una tempesta iniziata ben prima che arrivasse e che sicuramente lo vede spettatore e non protagonista.
Il Napoli ha smesso di sognare. È in agonia. E noi tifosi non possiamo fare altro che stringerci attorno alla squadra. Dandole il nostro sostegno.