Era diventata l’anello di congiunzione tra i clan rivali, anche i Casamonica. Repubblica: “Lei, tifosa della Lazio, con un ruolo che conta nella mala romana”

Le indagini sull’uccisione di Diabolik hanno portato all’arresto dell’avvocatessa Lucia Gargano. Ecco cosa scrive Repubblica:
«L’avvocata Lucia Gargano – scrive il gip Corrado Cappiello – rappresentava l’ideale anello di congiunzione tra i due
gruppi: da un lato, infatti, conosceva bene gli Spada e ne rappresentava gli interessi, quale stretta collaboratrice
dell’avvocato Angelo Staniscia, storico difensore di numerosi componenti di quel clan. Dall’altro, era legatissima a Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”, del quale era anche legale di fiducia, e il Piscitelli era il soggetto che in quel momento storico stava rappresentando gli interessi del gruppo opposto agli Spada».
Tanto che al pranzo che sancisce la pace, organizzato il 13 dicembre 2017 in un ristorante alle porte di Roma, i negoziati non possono cominciare fino a che non arriva lei, «plenipotenziaria insieme a Casamonica » del clan. Diabolik la presenta come «il nostro avvocato proprio». Gargano è una donna giovane, la sua presenza a quel tavolo di pregiudicati stupisce molti dei presenti.
Conclude Repubblica:
Le indagini hanno già rivelato che il suo è un ruolo «assolutamente decisivo» nella trattativa. Piscitelli la interpella spesso per consigli e per mandare messaggi in carcere a Ottavio Spada detto Marco, il boss. Era lui a dover dare il benestare alla tregua ed era lei a portargli i messaggi. Lei, tifosa della Lazio, con un ruolo che conta nella mala romana.
Il Messaggero riporta un altro passaggio interessante:
E gli affari, la droga, il piglio da boss, addirittura il ruolo da paciere tra clan criminali, sono stati il preludio di quell’omicidio. D’altronde, quando in novembre gli inquirenti hanno arrestato i suoi soci narcos – l’operazione è Grande Raccordo Criminale, che ha portato in carcere anche Fabrizio Fabietti – nell’ordinanza viene indicata un’intercettazione quasi profetica. «Piscitelli pensa che non ci può essere un matto che prende e gli tira una sventagliata sul portone, non lo capisce», dice il suo socio. Una frase che, per chi indaga, «è importante perché comprova come il Piscitelli per la crescita del suo prestigio criminale si sentiva troppo sicuro di sé, ed era divenuto imprudente».