Anche a Cagliari sceglie un approccio più accorto: il 4-1-4-1 con Mertens garantisce più equilibrio e gli consente di giocare con la qualità di Fabian, Elmas e Zielinski
Continuità
Con le scelte e la prestazione di Cagliari, Gattuso ha dato un segnale importante. Il Napoli ha intrapreso una direzione chiara, c’è un’evidente continuità tra le ultime due partite giocate dagli azzurri, a Milano contro l’Inter e in Sardegna. Ma a un certo punto ha anche saputo azzardare un po’ di più.
La sensazione di coerenza con l’ultimo segmento di stagione diventa ancora più forte se pensiamo a cosa è successo in occasione di Napoli-Lecce, appena sette giorni fa. La sconfitta contro i pugliesi era arrivata – con pieno (de)merito degli azzurri – perché la squadra di Gattuso non era stata in grado di mantenere alta l’intensità del proprio gioco, un parametro fondamentale perché si determinasse equilibrio in tutte le fasi di gioco.
Tre giorni dopo, a Milano, e ieri a Cagliari, Gattuso ha scelto di cambiare l’atteggiamento iniziale. Il suo ragionamento è estremamente semplice: se il Napoli non ha (ancora? più?) la forza e gli strumenti per tenere ritmi alti e non diventare vulnerabile, allora dobbiamo abbassare i ritmi. Perciò, ecco delle scelte tecniche e tattiche (un po’ più) conservative, che hanno dato la priorità alla ricerca dell’equilibrio.
Due visioni diverse del 4-5-1: Maran ha schierato due trequartisti centrali dietro una punta; Gattuso ha scelto due esterni offensivi, sempre dietro un attaccante unico.
Sopra, un’immagine eloquente: nel primo tempo di Cagliari-Napoli, la squadra di Gattuso ha utilizzato un sistema di gioco 4-5-1, oppure anche 4-1-4-1, in fase di possesso palla. L’avversario era diverso, meno forte rispetto a Juventus, Lazio e Inter, quindi il baricentro in fase di non possesso è risultato leggermente più alto (46 metri, praticamente a ridosso del centrocampo); però le spaziature e i movimenti dei giocatori hanno determinato maggiore copertura rispetto alle partite giocate col 4-3-3 puro. È evidente come Gattuso stia andando avanti per gradi: il suo Napoli, oggi, è una squadra che deve prima di tutto saper difendere. Quando avrà determinate certezze, allora si passerà a un livello più alto. Più ambizioso.
È andata così anche ieri. Il Cagliari ha tentato 10 volte la conclusione in tutta la partita. Di queste, 9 (!) sono arrivate da fuori area. Solo una (bellissima) azione personale di Gaston Pereiro ha portato a un tiro dall’interno dei 16 metri – tra l’altro la posizione dell’uruguaiano era molto defilata. Insomma, il Napoli ha prima trovato le misure per bloccare il Cagliari. Dopo, solo dopo (al 61esimo minuto), Gattuso ha deciso di aggiungere qualcosa a livello offensivo, inserendo Insigne al posto di Demme. Quattro minuti dopo è arrivata la (splendida) realizzazione di Mertens.
Nel primo tempo, il Napoli ha difeso in maniera non troppo aggressiva. In questa azione, è evidente come il pressing sulla prima costruzione del Cagliari sia piuttosto blando. Il portatore di palla avversario veniva attaccato solo quando si determinavano alcune condizioni – per esempio il pallone veniva spostato nelle zone laterali. Nella ripresa, la squadra di Gattuso non ha solo fatto scelte di formazione più offensive (Insigne in campo al posto di Demme), ma ha anche aumentato l’intensità in fase di non possesso.
Mertens e i centrocampisti
Proprio il gol di Mertens aggiunge qualcosa sull’analisi tattica del Napoli visto a Cagliari. Non sfugga come Gattuso abbia deciso, per due partite consecutive, di schierare il belga da titolare, al centro dell’attacco; nelle stesse partite, il tecnico calabrese ha escluso Lobotka e inserito Fabián Ruiz e Zielinski ai lati di Demme. Questa doppia scelta è una conseguenza dell’inserimento di Elmas e dell’utilizzo del 4-5-1 come modulo in fase di possesso. Mertens, infatti, si muove come centravanti associativo ma è anche un attaccante con una grande sensibilità tecnica, un giocatore in grado di servire perfettamente i compagni. I compagni che si inseriscono a rimorchio come è avvenuto in occasione del gol segnato ieri – il fatto che poi Mertens abbia chiuso da solo l’azione con un tiro bellissimo non toglie nulla a questa parte dell’analisi. Questo sostegno alla fase d’attacco da parte degli interni, con un modulo e/o dei giocatori in campo con maggiore attitudine alla fase offensiva, sarebbe impraticabile, perché rischierebbe di squilibrare l’intero sistema.
È proprio Mertens che viene a duettare con Hysaj, associandosi sulla sinistra con il terzino del Napoli; a traino, però, le due mezzali (Elmas e Zielinski) si inseriscono in area di rigore e offrono al belga una traccia per l’assist. Solo che non ce n’è bisogno, Mertens fa tutto da solo.
Anche Milik sa muoversi come centravanti associativo, ma per caratteristiche fisiche è meno mobile di Mertens. E oltretutto ha meno sensibilità negli appoggi per i compagni – ieri sera, per dire, Mertens ha servito 2 passaggi chiave, solo Callejón (3) ha fatto meglio del belga. Con Mertens ad agire come attaccante/regista offensivo, Gattuso dà maggior respiro al suo attacco, in pratica apre il campo per l’inserimento di due centrocampisti più offensivi e quindi inevitabilmente più tecnici. Proprio Fabián Ruiz, nonostante abbia iniziato la partita nel ruolo di mezzala, risulta il secondo calciatore del Napoli per numero di palloni giocati (81) dopo Maksimovic (85). E la precisione dei suoi passaggi è stata dell’88%.
Con Elmas e Mertens negli slot di Insigne e Milik, dunque, il Napoli risulta più ordinato, più corto. E pure più vario in fase offensiva, grazie al fatto che Gattuso può schierare dei centrocampisti con maggiore qualità. Il tutto senza perdere equilibrio. L’andamento per gradi della partita di ieri, poi, ha permesso l’azzardo dell’ultima mezz’ora: Insigne, Fabian, Zielinski, Elmas, Callejón (Politano) e Mertens, tutti in campo contemporaneamente.
Il Cagliari, del resto, era una squadra stanca e senza velleità offensive: pur essendo privo di elementi di gamba e carattere come Nainggolan e Rog, Maran ha insistito sul pressing alto fin dalla prima costruzione del Napoli. Una scelta che non ha pagato, perché la squadra di Gattuso ha saputo costruire bene da dietro, con i quattro uomini della linea difensiva aiutati da Demme – una dinamica tattica già vista in occasione delle partite contro la Lazio e la Juve. Alla fine, il dato sulla precisione dei passaggi degli uomini di Gattuso (89%), soprattutto dei difensori (tutti sopra il 90% meno Hysaj, che comunque ha raggiunto quota 85%), insieme allo scarso numero di conclusioni concesse al Cagliari, ci dice che la squadra sarda ha corso a vuoto. Ha sprecato energie. Nella ripresa, il Napoli ha approfittato proprio di questa stanchezza degli avversari per andare all-in. Ha costruito la vittoria nel primo tempo, poi è passato all’incasso. Con l’audacia, e la fortuna di una grande giocata individuale.
Demme retrocede e appoggia il pallone ai centrali. Per il Cagliari, è un chiaro inviato ad alzare il pressing. I rossoblu portano cinque uomini nella metà campo del Napoli, ma la squadra di Gattuso saprà uscire dalla pressione avversaria. Questa situazione si è ripetuta costantemente nella partita di ieri, e i giocatori di Gattuso hanno sempre risolto il rebus. Spesso, appoggiandosi anche a Ospina (che a fine partita conta 45 palloni giocati).
Conclusioni
I tre punti arrivati da Cagliari sono meritati anche (se non soprattutto) dal punto di vista tattico. E in questo spazio si era scritta la stessa cosa anche della partita contro il Lecce – ovviamente a parti inverse. È evidente come il Napoli di oggi sia una squadra che, per essere efficace, deve trovare prima la chiave difensiva di una gara, poi quella offensiva. È andata allo stesso modo contro Juventus e Inter, mentre le altre due vittorie di questo periodo – contro Lazio e Sampdoria – sono arrivate in partite dall’andamento più esplosivo.
Gattuso sta (ancora) studiando la situazione, è solo ai primi capitoli del libro ma ha già metabolizzato alcune lezioni – e nozioni – molto importanti. Solo contro il Lecce ha ignorato – o provato a ignorare – i segnali che gli erano già arrivati dalla sua squadra, ma ha finito per scottarsi. Certo, resta da vedere come il Napoli affronterà prossima sfida contro un avversario di qualità decisamente inferiore, e anche meno ambizioso del Cagliari (o della Lazio, dell’Inter, della Juventus), ma nel frattempo l’allenatore calabrese dovrebbe aver trovato il modo di mantenere alte l’intensità di gioco e la tecnica degli interpreti senza perdere equilibrio. In questo senso, il secondo tempo di Cagliari-Napoli ci ha dato delle indicazioni molto incoraggianti.