La risposta di Nicchi a Commisso è di quell’arroganza che puzza di dittatura. La lezione di Ranieri sui cori contro i napoletani. La forza di Immobile
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 22° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019- 20
Nella domenica palindroma, come la giri o come la volti quelli lì comunque la sfangano sempre.
L’endemico coronavirus del calcio italiano.
È bastato che Sor Polpetta richiamasse con una battuta apparentemente innocente il rispetto dell’impegno. Detto fatto. E senza strisce.
Poi lo sfogo di Patron Rocco.
Inorridito per quello che è costretto a vedere da sei mesi sui campi d’Italia. Bisogna capirlo.
Lui viene da un mondo dove lo sport ha un solo padrone e un solo padrino.
Lo spettacolo.
Le squadre hanno facoltà di chiedere il VAR.
Si può sentire quello che gli arbitri si dicono tra di loro in auricolare e al microfono.
Sarà al servizio dello spettacolo.
Ma indirettamente anche al servizio della trasparenza.
E, per usare un parolone, della democrazia.
In Italia alle denunce di Commisso prende la parola il presidente degli arbitri Marcello Nicchi, che ha manifesta il “disgusto” della categoria.
Agghiacciante. Nell’arroganza che puzza di dittatura.
C’è aria di calciopoli.
Sento dire in giro le stesse frasi di allora.
Pronunciate – come allora – da autorevoli commentatori.
“Sono tutte balle”.
“Sono tutte chiacchiere da bar”.
“Bisogna abbassare i toni”.
“L’arbitro poteva darlo come poteva non darlo”.
“Gli errori in una stagione alla fine si compensano”.
“Se crediamo alla malafede e ai sospetti allora chiudiamo tutto”.
C’è ancora qualche buon motivo per seguire le vicende di questo sport?
Direi di sì.
Un buon motivo è Ciro di Torre, ad esempio.
Segna un goal che riporta dritto dritto ai grandi goleador di una volta.
25 gol in partite 21 giocate.
Concreta possibilità di battere il record del Gordo.
Gliene bastano 12 da qui a maggio.
Nessuno meglio di lui in Europa, dall’alto della classifica della Scarpa d’Oro.
Un altro buon motivo è Jeremie Boga.
Mostruoso. Tutti dall’analista i difensori Sangue-Oro dopo averlo avuto di fronte.
Non ha il pregio della continuità. Ma quando s’accende, è un bazooka.
Carbonizza ogni cosa nel raggio di venti metri.
Un altro buon motivo sono le scoperte gradevoli.
Come quella di Pippo Falco ventisettenne tarantino di Pulsano.
Il nuovo Romario del Salento.
Non segnerà tutte le domeniche ma ogni volta che segna ci si deve stropicciare gli occhi per dieci minuti.
Goal pazzesco per precisione, potenza ed esecuzione. Talentaccio.
E poi l’incontro con belle persone.
Come Claudio Ranieri.
Che si scusa pubblicamente per gli ennesimi cori anti Napoli.
Dando così una lezione di civiltà ai vari Gasp, Giampaolo, Acciu.
È alla terza vittoria consecutiva il Gattaccio.
Napoli subito a segno due volte.
Con Arkadio, l’armadio di cristallo in gol dopo un mese e mezzo.
Ed con Elmas, che al suo primo centro non resiste all’emozione e piange.
Poi la squadra si ammoscia, subendo la reazione dei ciclisti.
Gol pazzesco del Quaglia che deve voler molto bene al Napoli.
Visto che ogni volta che incontra gli azzurri, si esalta e, ispiratissimo, realizza fior fiori di capolavori. Mai un gol banale. Stavolta con qualche ringraziamento all’albanese e forse all’Albatros.
Azzurri poi, per modo di dire.
Con quella maglia da trasferta dal colore atroce, disegnata dai geni del merchandising sportivo.
I quali meriterebbero il premio che Scannagatti, travestito da marinaretto col ciuffo laccato, riserva all’autore dell’“Imitation de Picasso”.
Sul pari il Gattaccio corre ai ripari.
Cambia modulo. Prova con un 442 un po’ ancellottesco.
Manda dentro DD, fa esordire Politano, fa ritornare Ciro, l’amore nostro.
La squadra rinasce.
Segna il tedesco. Segna il Fiammante Fiammingo, ormai a due gol dal record di Mareshark.
Ha un po’ di fortuna e alla fine vince.
La Russa twitta: “Per evitare il Coronavirus fate il saluto romano”.
Purtroppo contro i fascisti il vaccino non è stato ancora trovato..