I calciatori hanno una probabilità tre volte e mezza più alta di morire di malattie degenerative del cervello a causa dei microtraumi da pallone. Le nuove linee guida dell’FA per salvaguardare la salute dei giovani

Il colpo di testa fa male. E’ un’evidenza scientifica che sta portando lentamente il calcio a ripensare una delle sue fondamenta. Almeno nel Regno Unito. Prima la Federazione Scozzese, che sta valutando l’ipotesi di proteggere quantomeno i bambini non formati, vietando di colpire il pallone con la testa fino ai 12 anni compiuti. E ora addirittura la FA, la Federcalcio inglese, che è pronta a lanciare nuove linee guida sull’allenamento che indicano di limitare la quantità di colpi di testa da parte dei giocatori under 18.
A ottobre l’Università di Glasgow ha pubblicato una ricerca commissionata dalla Football Association e dalla Professional Footballers Association dopo la morte dell’ex attaccante del West Brom Jeff Astle che dimostra che gli ex calciatori muoiono di demenza con un incidenza tre volte e mezza superiore a quella del resto della popolazione e che hanno una probabilità tre volte e mezza più alta di morire di malattie degenerative del cervello rispetto a persone della stessa fascia d’età. Questo dato è da ricondurre esclusivamente alle migliaia di microtraumi che si accumulano colpo di testa dopo colpo di testa, danneggiando a volte irreparabilmente il cervello dei giocatori.
Le nuove linee guida della FA, che dovrebbero essere pubblicate entro la fine del mese, si applicheranno solo in allenamento e non nelle partite.