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Mertens sembra sempre più marginale nel progetto Gattuso

Dries sembra tornato al ruolo di dodicesimo uomo. La fiducia a Milik è l’altra faccia del suo allontanamento. I giorni passano e dal fronte contratto non arrivano novità

Mertens sembra sempre più marginale nel progetto Gattuso

Il calcio di Gennaro Gattuso è metodico. È uno di quegli allenatori che vuole subito che la squadra raggiunga l’identità che nel quotidiano cerca di cucirle addosso. Anche in una rosa che in diversi ruoli può disporre di alternative di livello ai titolari, in poco tempo si possono facilmente individuare degli elementi quasi intoccabili. Demme, Insigne e Milik ad esempio sono tra questi. E l’affermazione pressoché incontrastata del polacco (e per certi versi anche meritata, viste le medie tenute) restituisce al tempo stesso un’altra faccia della medaglia. La fiducia che il tecnico accorda a Milik è quella che inevitabilmente toglie a Dries Mertens, nello schieramento attuale.

Un problema che assume ancora più corpo nel momento in cui il belga non ha un ruolo riconosciuto e riconoscibile nelle idee di Gattuso, come lo stesso ha ammesso nella conferenza stampa di presentazione alla sfida con il Lecce: “Mertens e Milik possono essere una coppia e un’alternativa, dipende da come giochiamo. Ora abbiamo deciso una strada e proseguiremo su quella”. Innegabile che la tecnica e la velocità nel breve di Mertens lo rendano adatto sia a ricoprire i compiti da finalizzatore centrale che quelli da rifinitore esterno, anche se è una posizione che non occupa più ormai da tempo. Insomma, si tratta di una versatilità che finisce inevitabilmente per condizionarlo, dal momento che l’allenatore ha bisogno di inquadrare i calciatori nel minor tempo possibile per cominciare un percorso individuale di inserimento.

La situazione di Mertens si complica alla luce di altre due considerazioni. La prima riguarda la preferenza di Gattuso nello schierare gli esterni alti a piedi invertiti, in modo da favorirne l’accentramento e la conclusione dell’azione. La seconda invece è relativa al coinvolgimento di Milik nella manovra offensiva, che fino alla partita con la Sampdoria è sembrato ancora una complessità e che però a Marassi è riuscita molto meglio. Al punto tale che l’allenatore ne ha esaltato le qualità da questo punto di vista, parlando della poca fluidità di gioco in alcuni momenti: “Il problema non è Milik. Dobbiamo stare tranquilli ma sempre in movimento. È questo il problema più grande. Milik sa legare il gioco come pochi attaccanti in Europa”.

Quasi un ritorno alle origini. Il primo Mertens è stato conosciuto da Napoli come un dodicesimo uomo, traslando un concetto tipico del basket: la prima riserva, un titolare aggiuntivo, coinvolto in un perenne ballottaggio con Lorenzo Insigne. Da Benitez a Sarri le cose non sembravano essere cambiate, per l’attaccante, finché l’infortunio proprio di Milik e l’inefficacia di Gabbiadini non convinsero l’allenatore a schierarlo da prima punta. Prolifico come non mai, Mertens è diventato così il giocatore che conosciamo e che rischia di non essere più, almeno non a Napoli. Perché in tutto questo, dopo aver superato i problemi fisici e sperando di avere maggiore spazio, non sono stati fatti passi avanti per un rinnovo di contratto che non arriva ancora. I contatti proseguono, ma punti d’incontro non sono stati raggiunti e intanto il mercato di gennaio ha portato in dote due giocatori nel reparto, come Politano e Petagna (quest’ultimo disponibile soltanto a partire dalla prossima stagione), che lo rendono dispensabile quantomeno sotto un punto di vista prettamente numerico. E così l’interrogativo “che ne sarà di Mertens” non è mai stato tanto lontano da una soluzione.

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