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La difesa illuminata di Gattuso

Contro il Barcellona il Napoli ha giocato la partita giusta: 4-5-1, costretto Messi ad allargarsi, Umtiti a giocare 123 palloni e ha pagato l’uscita di Mertens

La difesa illuminata di Gattuso
foto Hermann

La partita giusta

Napoli-Barcellona è finita con una certezza assoluta: dal punto di vista tattico, la squadra di Gattuso ha fatto quello che doveva fare. Quello che poteva fare. La partita giusta, per non dire perfetta. È una sensazione confermata dai dati: al 90esimo minuto, il Barcellona risulta migliore del Napoli solo per la percentuale di possesso palla (64%-36%); tutti gli altri indicatori sono favorevoli alla squadra partenopea, che ha tirato più dei catalani (6-5), ha centrato più volte lo specchio della porta (4-1) e, per quello che vale, ha battuto pure più volte dalla bandierina (2-1 il conto dei corner).

Oltre al puro vantaggio numerico, queste cifre vanno interpretate in relazione all’effettività del gioco. E pure da questa prospettiva il Napoli esce benissimo dalla sfida contro Messi e compagni: la rete di Griezmann è stata l’unica occasione nitida creata dal Barcellona, le altre 3 conclusioni dall’interno dell’area di rigore di Ospina sono arrivate solo al termine di azioni confuse o comunque non manovrate – si tratta del colpo di testa di Umtiti sull’angolo “lisciato” dal portiere colombiano, e di 2 tentativi di Messi al termine di percussioni personali.

Dall’altra parte del campo, invece, il Napoli ha costruito delle chance importanti per segnare. Oltre al gol di Mertens, infatti, sono arrivate altre 6 conclusioni, tutte dall’interno dell’area di rigore. Quelle di Callejón e Insigne nei dieci minuti successivi al gol di Griezmann sono state disinnescate solo da due grandi interventi di ter Stegen.

Come hanno giocato le due squadre

Come si è determinata questa situazione di equilibrio sostanziale tra due squadre (molto) distanti per qualità complessiva? Semplice: Gattuso ha fatto tutto quanto era in suo potere per fermare l’avversario. Il tecnico calabrese ha ripresentato il Napoli formato difensivo delle ultime partite, e così ha reso inoffensivo il Barcellona. Se dopo la sfida contro il Brescia, proprio in questa rubrica, avevamo scritto di come una squadra più debole (in quel caso il Brescia) potesse essere capace di inaridire il gioco di quella più forte (in quel caso il Napoli) chiudendo bene gli spazi, possiamo scrivere la stessa cosa oggi, dopo Napoli-Barcellona. Solo che la squadra di Gattuso ha cambiato ruolo. Ha saputo farlo.

Gli accorgimenti preparati dall’allenatore calabrese sono di semplicissima lettura fin dai primissimi minuti. Squadra schierata con modulo 4-5-1 in fase di contenimento, pressione alta che si attiva solo quando si verificano certe condizioni – i cosiddetti “trigger del pressing” sono stati i passaggi lenti a ter Stegen oppure gli scivolamenti non immediati sulle fasce laterali – e linee compatte per chiudere tutti gli spazi centrali.

Fin dai primi istanti di gioco, il Napoli lascia al Barcellona libertà nell’impostazione coi centrali difensivi. In questo frame, si vede chiaramente il 4-5-1 della squadra di Gattuso in fase passiva. Da notare come la mancanza di pressing alto non comporti una difesa posizionale troppo schiacciata in area di rigore.

In questo modo, il Napoli ha costretto il Barcellona a forzare il contesto in due modi. Il primo: l’allargamento del gioco sulle fasce. Il secondo, consequenziale al primo: Messi che veniva a costruire la manovra laddove il Barcellona cercava di creare spazi. Ovvero sulle fasce, soprattutto quella destra. Non è una condizione inconsueta per il fuoriclasse argentino, che ha libertà assoluta e spesso agisce come un vero e proprio regista offensivo (e non solo offensivo) per il Barça. Solo che anche Messi, persino Messi, diventa un giocatore meno efficace e pericoloso quando è costretto a galleggiare lontano dalla porta. E infatti ieri sera il capitano del Barça si è “limitato” a tentare 3 conclusioni e a servire 2 passaggi chiave per i suoi compagni.

I 90 palloni giocati da Messi. L’argentino è un attaccante, ma solo in teoria.

L’altro meccanismo pensato e attuato da Gattuso per inibire il gioco del Barça si è manifestato soprattutto sulla fascia destra difensiva. In risposta al cambio tattico di Setién – che ieri sera ha utilizzato un 4-3-3 spurio, con Vidal e Messi a scambiarsi di posizione negli slot di prima punta ed esterno destro, con Griezmann sempre largo a sinistra –, il tecnico del Napoli ha chiesto a Di Lorenzo e Callejón di seguire praticamente a uomo i loro due avversari diretti, vale a dire Griezmann e Junior Firpo. I due giocatori del Napoli hanno alternato le loro marcature in base al posizionamento del pallone e degli avversari

In questo modo, il Barcellona è stato costretto a far passare molte volte la manovra dai piedi di Umtiti (123 palloni giocati per il centrale francese), non propriamente il miglior costruttore di gioco della rosa di Setién. Su Umtiti, il pressing era portato soprattutto da Fabián Ruiz, mentre la mezzala di parte (de Jong, portato a stazionare tra le linee più che all’inserimento veloce) era guardato a vista da Demme e/o Manolas. Con Messi “chiamato” fuori dall’area per orchestrare il gioco, il Napoli riusciva comunque a non trovarsi in scompenso numerico in nessuna zona della propria trequarti difensiva.

In questi due frame, Callejón e Di Lorenzo si scambiano la marcatura di Griezmann e Junior Firpo. In alto, lo spagnolo segue il terzino avversario, mentre Griezmann si scambia la posizione con de Jong; nel frame in basso, Firpo è molto largo e Di Lorenzo è pronto ad accorciare su di lui, mentre Callejón segue Griezmann. In entrambi i casi, Fabián Ruiz pressa il portatore di palla, Umtiti. L’area di rigore del Napoli è sempre vuota.

La qualità del Barcellona

Esattamente come successo a Brescia, i gol segnati in Napoli-Barcellona sono arrivati per merito di grandi giocate individuali. Il Napoli ha beneficiato di una ripartenza rapida, di una bella intuizione di Zielinski, di un ampio spazio di tiro sfruttato benissimo da Mertens. Il Barcellona, invece, ha portato a casa il pareggio quando Mario Rui ha commesso l’unica sbavatura posizionale della sua partita. Semedo si inserisce alle spalle del portoghese ex Empoli, che guarda solo il pallone e la linea ma non si accorge dell’uomo che scappa. In realtà, però, Messi, Vidal e Busquets confezionano una manovra bellissima, tutta di prima e in velocità e in verticale, che muove e poi taglia in due l’assetto difensivo del Napoli. Come dire: anche quest’azione è soprattutto frutto della qualità di alcuni giocatori, in questo caso del Barcellona, piuttosto che di una sbavatura difensiva.

La giocata palla avanti – palla indietro di Messi e Vidal è splendida. Ma la differenza sta tutta nella sensibilità tecnica di Sergi Busquets, nei giri dosati del suo passaggio filtrante.

La possibilità di subire questo gol – e un discorso identico sarebbe valso anche per un’ipotetica, grande azione personale di Messi – è connaturata a certe partite. A certi avversari. È praticamente inevitabile. Perciò non è addebitabile a nulla, a nessuna scelta tattica. Semplicemente, ci sono i giocatori di diverse caratteristiche e di diverso livello. Mario Rui è un buonissimo terzino, ma in determinate serate può incorrere in un attimo negativo, oppure di scarsa concentrazione, che compromette il risultato. È una lettura sulle doti individuali che potrebbe riguardare anche Maksimovic, Manolas, Demme. Sono tuti calciatori all’altezza di essere titolari nel Napoli, ma non nel Barcellona. Dove, invece, la qualità media è più elevata.

L’uscita di Mertens

Il Napoli ha giocato tatticamente alla pari del Barça. Nel senso che sfruttato le sue caratteristiche per frenare gli avversari, ha concesso il predominio territoriale ma ha subito pochissimo. La domanda consequenziale e inevitabile è: avrebbe potuto fare qualcosa di più in attacco? Non esiste una risposta certa e oggettiva, di certo però l’uscita di Mertens ha tolto un po’ di esplosività alle (poche) ripartenze della squadra di Gattuso.

È una questione di caratteristiche fisiche e tecniche: Milik è un attaccante mobile e molto tecnico, ma ha comunque una stazza differente rispetto a quella del belga. Il Napoli di ieri sera era una squadra programmata per appoggiarsi su un calciatore bravo a velocizzare la propria giocata e quindi la risalita dal campo, grazie alla sua mobilità, alla sua tecnica, al suo baricentro basso. Milik è bravissimo in altri fondamentali – si veda il passaggio smarcante in occasione del tiro stoppato a Callejón –, ma senza Mertens Gattuso ha perso qualcosa nella metà campo avversaria. Soprattutto in relazione al piano partita perfettamente compreso e messo in pratica dai suoi uomini.

Da parte sua, il Barça ha scelto di giocare nel modo che ritiene più congeniale, ed è un discorso che fa riferimento ai giocatori in rosa ma anche all’identità storico-culturale del club. Setién è stato chiamato al posto di Valverde proprio perché i catalani tornassero a pensare al possesso palla come migliore (unico?) strumento offensivo. In alcune fasi della partita, il gioco di Messi e compagni è risultato ripetitivo e forse anche noioso, ma va evidenziato che il gol di Griezmann nasce proprio dalla capacità di tenere il pallone per tanto tempo, fino al punto da disarticolare il sistema difensivo avversario.

Conclusioni

I due allenatori, ieri sera, hanno dato vita a uno scontro di filosofie. Il Napoli ha mostrato ancora una strategia difensiva di tipo illuminato, la squadra di Gattuso serra i ranghi in fase di non possesso e poi prova sempre a giocare il pallone con qualità e sofisticatezza, sia nella manovra costruita dal basso – uno strumento utilizzato anche contro un avversario abituato a pressare molto, a difendersi in avanti – che nelle azioni di ripartenza veloci nella metà campo avversaria.

Il Barça, invece, ha cercato di imitare sé stesso. Vuole essere una squadra venuta dal passato, però risulta priva delle accelerazioni (soprattutto mentali) di Xavi e Iniesta. Solo che la qualità dei giocatori, quindi di alcune azioni che si manifestano in maniera quasi naturale, è talmente elevata che è bastato davvero poco per strappare un risultato positivo a Napoli. La qualificazione, però, è ancora un discorso aperto. Giustamente, meritatamente, per entrambe le squadre, dopo quello che si è visto ieri sera al San Paolo.

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