Tra le 10 cose da ricordare: il palleggio lasciato al Barcellona e i suoi 0 tiri in porta nel primo tempo. Il gol con cui Mertens ha raggiunto Hamsik. Il testa a testa fra Vidal e Mario Rui
Uno. La tattica. Il Napoli sceglie di starsene basso. Basso è dire poco. Sceglie di starsene accucciato. Evita di entrare nella metà campo del Barcellona come una macchina nella ZTL a Chiaia il sabato sera. In sostanza il Barcellona punta a palleggiare e il Napoli punta a farglielo fare. È la proposizione calcistico del proverbio di Giorgio che se ne vo’ i’ e ‘o vescovo che ‘o vo’ mannà.
Due. Minuto 27. Manolas affronta Messi che lo punta a la testa alta, e tenendo le gambe chiuse gli pianta un muro di tibie e peroni davanti stoppandolo come una diga fa con una massa d’acqua.
Tre. Minuto 30. Il gol di Mertens. Dopo aver schiacciato per mezz’ora il Barcellona nella nostra metà campo e avergli impedito di tornare indietro, arriva l’1-0 da una intuizione in copertura di Zielinski e dalla sua capacità di pescare il belga libero al limite. Il gol vale lo storico aggancio ad Hamsik, con esultanza hot alla Tommaso Starace.
Quattro. Minuto 38. Di Lorenzo prende coraggio e fiducia in se stesso piazzando un tunnel tra le gambe di Griezmann come scalpo personale della sua serata.
Cinque. Minuto 42. Nella sua foga scomposta fatta di scorribande, gomiti, grida e proteste, Manolas infila un piede in un mezza mischia in area e per poco manca il 2-0. Se ne ritorna in difesa sacramentando contro Giove, Giunone e tutti gli dèi dell’Olimpo. Il primo tempo si conclude di fatto su quest’azione e sui dati di Opta che dicono: 442 passaggi del Barcellona con un possesso palla del 70% e zero tiri in porta, per la quinta volta nei primi tempi di questa stagione. Palloni toccati dal Barcellona nell’ara del Napoli: 3. In Champions non succedeva dall’aprile 2018, la partita persa in casa della Roma.
Sei. Minuto 49. Nemmeno il tempo di rientrare in campo e il Napoli perde Mertens per infortunio. Dries rimedia una scarpesata da Busquets che entra con la gamba sollevata mentre l’altro sta calciando. Lo spray miracoloso gli addormenta il piede per qualche minuto dandogli l’impressione di poter continuare, ma non è così. Esce dal campo e sta di nuovo per commettere sovrappensiero la stessa ingenuità di domenica, avviandosi verso le panchine anziché verso la linea laterale più vicina come prevede il regolamento. Solo che stavolta non trova un arbitro fiscale e italiano che lo ammonisce, bensì uno internazionale che gli indica l’errore e glielo corregge.
Sette. Il pareggio di Griezmann. Al primo tiro in porta del Barcellona. Il bunker del Napoli vive di tensione emotiva e con la consapevolezza che appena appena uno solo dei dieci farà andare giù la tensione emotiva, l’argine cadrà. L’uno che fa andare giù la tensione è Mario Rui, in preda a uno dei suoi consueti e puntuali passaggi a vuoto. Gli vengono i 5 minuti.
Otto. Minuto 60. Con una porzione di flusso messianico che ancora gli rimane dopo l’abbraccio a inizio partita, Lorenzo Insigne va in slalom su Piqué in area di rigore e calcia subito verso ter Stegen. Se solo avesse alzato la testa, avrebbe scorto Milik pronto a ricevere la palla al centro dell’area.
Nove. Minuto 63. L’occasione del rimpianto. Callejon viene smarcato da Milik al tiro dopo una palla recuperata a ridosso dell’area del Barcellona. Anziché calciare di prima intenzione sul secondo palo, Callejon fa un controllo in più e dopo spara addosso a ter Stegen, in uscita secondo il canone tecnico dei portieri tedeschi, stile pallamano.
Dieci. Il testa a testa fra Vidal e Mario Rui. I 5 minuti di Mario Rui sono diventati 32. Subisce fallo da Vidal, va a mettere la testa davanti al cileno e Arturo la testa sporge prendendosi due cartellini gialli in una stessa azione. Espulso. Salterà il ritorno al Camp Nou come Busquets, ammonito e diffidato.