Serve più pragmatismo e meno gioco sistemico. Questa è lo sfida che lo attende. Il Napoli deve scegliere le partite da affrontare e vincere, e sono quelle di Coppa
Un alternarsi di vittorie e sconfitte. Il ritorno anche un po’ nostalgico a principi di gioco che il Napoli aveva dimenticato e che sta cercando di riproporre. Un anticipo di quella che sarà una possibile rivoluzione, in un mercato di gennaio mai così oneroso per il club. I primi due mesi di Gennaro Gattuso sono a metà tra svolta e rivolta, tra progettatore e traghettatore, tra sufficienza e caduta libera. Naturalmente l’allenatore non può sedersi da solo al banco degli imputati, perché ha preso in mano una squadra allo sbando, sotto ogni punto di vista, a stagione in corso. Ma quando ormai sono passate dieci gare con lui in panchina, è necessaria una riflessione su come ottimizzare ciò che il Napoli ha a disposizione.
Partendo proprio dai risultati ottenuti con Gattuso, sembra che le partite da vincere siano state “scelte”: le due sfide in Coppa Italia per avanzare nella competizione, a Sassuolo per cominciare a diradare le nubi, contro la Juventus per riprendersi il prestigio e il calore del tifo, con la Sampdoria per dimostrare di poter avere continuità. Così il Napoli è a tre partite dalla ipotetica conquista della Coppa Italia e a quattro punti da una qualificazione in Europa League che, considerando l’annata storta e il contestuale rafforzamento delle altre grandi del campionato, sarebbe ritenuta un risultato accettabile. Con degli ottavi di finale di Champions League da giocare contro il Barcellona, in cui non si ha nulla da perdere e al tempo stesso anche un po’ la sensazione di poter fare l’impresa.
Non c’è dubbio che i risultati potrebbero essere migliori, la qualità dell’organico non è in discussione. Questo primo periodo però ha dimostrato che forse il Napoli debba consapevolmente concentrare le energie sulle coppe. Gattuso si è presentato con l’intenzione di far nascere un progetto tecnico, con la speranza di poterlo portare avanti con risultati e gioco. E, soprattutto, con una chiara metodologia di gioco. Il cosiddetto calcio sistemico che Gattuso ha più volte spiegato. Ma il Napoli continua a procedere con pericolosa intermittenza sia sotto il profilo dei risultati sia per quel che riguarda il gioco.
Un’intermittenza che potrebbe convincere l’allenatore a cambiare la filosofia di gestione della squadra, a ritoccarla. Magari riprendendo qualcosa da quella precedente, quella di Ancelotti per capirci: un pragmatismo orientato alla via più pratica per il successo. D’altronde da mesi il Napoli dimostra di non avere tenuta in una competizione a ritmo settimanale come il campionato ma di sapersi esprimere meglio negli appuntamenti “win or go home”, quando un singolo risultato può determinare l’intero percorso nel torneo. L’imbattibilità nel girone di Champions e l’eliminazione (del Perugia e) della Lazio dalla Coppa Italia sono indizi in questa direzione, così come le sole tre vittorie ottenute in Serie A su otto gare.
Gattuso in pratica non dovrebbe comportarsi più come il possibile allenatore a cui il Napoli vuole affidare il nuovo ciclo. Non può più consentirsi di pensare a medio-lungo termine. Il futuro è qui e adesso. L’inserimento dei nuovi acquisti, il lavoro sui principi di gioco, la gestione della rosa devono essere pensati per obiettivi differenti, più razionali, a breve termine. Non ha un ciclo davanti a sé. Avrà una prospettiva come allenatore del Napoli se e solo se supererà i prossimi ostacoli. Non può più consentirsi di programmare.
La prospettiva di partenza non deve essere più quella di una nobile decaduta ma di una squadra di mezza classifica che deve risalirla più per motivi economici che sportivi. I tanti infortuni hanno di certo acuito le difficoltà, ma anche sotto quest’aspetto il peggio sembra esser stato ormai scongiurato, guardando ai rientri di Allan, Koulibaly e Mertens. Gattuso conosce il calcio, conosce le partite che valgono una stagione. Per lui questa è una nuova sfida: deve superare gli ostacoli e deve farlo riuscendo a cavare il meglio dalla squadra che ha disposizione. Dovrà capire quali sono le partite che realmente servono al Napoli e a lui stesso, per dare tutto un altro senso ad un’annata – finora – mediocre.