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Boccia: «Non abbiamo perso il controllo dell’epidemia. Per chiudere tutto serve l’esercito»

Il ministro al CorSera: «Senza lo Stato i sindaci leghisti sarebbero crollati. Le Regioni non hanno aspettato. C’è una corsa a evitare le responsabilità di eventuali problemi»

Boccia: «Non abbiamo perso il controllo dell’epidemia. Per chiudere tutto serve l’esercito»

Sul Corriere della Sera un’intervista al ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Gli viene chiesto se il governo abbia perso il controllo dell’epidemia. Nega.

«Non è così. I contagi riguardano soprattutto alcuni focolai del Nord. I risultati dell’ultima stretta, quella più faticosa e dolorosa, non li avremo prima della fine della prossima settimana».

La provincia di Bergamo ieri ha chiesto di chiudere tutto e i sindaci leghisti accusano il governo di non averli ascoltati. Lui respinge le accuse.

«Non è vero, non si può buttarla in politica. Tutti sanno che la Lombardia è la priorità assoluta e che il rafforzamento del sistema sanitario nella nostra Costituzione resta esclusivamente regionale. Le critiche dei sindaci leghisti sono ingenerose. Se non ci fosse lo Stato sarebbero crollati. Nessuno, in una situazione come questa, può farcela da solo».

Per chiudere tutto, spiega, occorrono alcuni elementi.

«Queste cose si possono fare con gli eserciti con costi molto alti, come accade in alcuni Paesi, oppure con il consenso sociale e la consapevolezza di un sacrificio collettivo, come stiamo facendo noi».

Boccia rilancia le accuse alle regioni. Si lamenta del fatto che le decisioni non siano omogenee.

«Nessuno ha la soluzione in tasca e c’è una corsa a dimostrare di non essere responsabili di un eventuale problema. Le decisioni sui territori più sono omogenee, più si evita il caos. Su alcune competenze locali, dagli orari dei supermercati alla chiusura di alcune attività non di pubblica attività, molte Regioni non hanno voluto aspettare la mediazione dello Stato, che serve a evitare il panico».

Sui medici che vengono mandati in trincea senza adeguate protezioni:

«Lo Stato, che si sta occupando di sanità perché c’è una emergenza, ha scoperto che la produzione di mascherine in Italia è sotto il fabbisogno. Ne servono 46 milioni al mese e noi ne produciamo pochissime. Con il commissario Arcuri stiamo facendo i salti mortali in giro per il mondo per arrivare a 30 milioni. E il 25 marzo, grazie a un accordo internazionale raggiunto dal ministro Di Maio, arriveremo a 46 milioni».

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