Sul CorSera il parere degli esperti. «Restare a casa per limitare il contagio e combatterlo. In attesa delle terapie e del vaccino. Ce ne saranno altri e i costi economici saranno enormi»
Secondo diversi esperti, scrive il Corriere della Sera, se gli italiani hanno rispettato le misure restrittive imposte dal Governo, il picco dell’epidemia da Coronavirus potrebbe arrivare questa domenica. Poi dovrebbe cominciare a decrescere.
Lo pensa Alessandro Vespignani, fisico e informatico, che dirige il Network Science Institute di Boston.
«Bisognerà vedere se ha avuto effetto, più che la chiusura della Lombardia, quella più generale del Paese. Se le misure sono state rispettate, gli effetti si sentono dopo un paio di settimane».
Per il virologo Roberto Burioni è impossibile stabilire delle date. E comunque il picco conta solo fino a un certo punto.
«Se lo superiamo e poi molliamo, raggiungeremo nuovi picchi. Noi dobbiamo solo pensare a stare a casa e a contenere l’epidemia, perché il virus non ha le gambe per muoversi».
Sia Burioni che Vespignani si trovano d’accordo sul fatto che, comunque, il raggiungimento del picco non sarà risolutivo. Vespignani spiega che in questo momento occorre solo rispettare le restrizioni per non far collassare il sistema sanitario. Occorre tenere il virus sotto controllo, per salvare vite umane. E aspettare
«che arrivi l’estate, anche se non è certo che il caldo diminuisca i contagi. Che si trovino terapie adeguate, spero entro sei mesi. Che si trovi un vaccino, e ci vorrà almeno un anno. E poi c’è l’immunità di gregge».
Quella del britannico Boris Johnson.
«Loro stanno cercando di fare un gioco molto pericoloso: rallentare l’epidemia senza strangolarla, fino a quando non c’è un 50 per cento di infetti, che con l’immunità crea un rallentamento naturale. Perché chi è stato contagiato sviluppa l’immunità. Solo in pochi casi ci si riammala e spesso in forma lieve. Si chiama flatten the curve. Abbassare la curva in modo che non si intasi la sanità. Sistema rischioso perché non è sicuro che non collassi il sistema e perché c’è un costo enorme di decessi da Covid e “secondari”, ovvero di chi magari è infartuato e non trova posto in terapia intensiva».
Ad ogni modo, dovremo convivere con il coronavirus per molto tempo. Per risolvere davvero il problema bisognerà aspettare che siano trovati i farmaci per combattere il virus e un vaccino.
Vespignani continua:
«È come una nuova guerra mondiale. Vinceremo questa battaglia, ma ce ne saranno altre e i costi economici saranno enormi. Bisogna avere pazienza. Ma voglio dare una nota di speranza: se limitiamo il contagio, possiamo combatterlo meglio e arriverà il vaccino. Nel frattempo, però, cambierà la fibra sociale. Quanto torneremo alle nostre vite, difficilmente finiremo a ballare in un locale con 400 persone, tutti sudati».