“Il calcio italiano sembra l’orchestra del Titanic. Litiga, invece di suonare. “I dirigenti delle squadra di Serie A sono consapevoli che accadrà”
Arianna Ravelli, sul Corriere della Sera, giustamente fa notare che il calcio italiano continua a litigare e lo paragona all’orchestra del Titanic che continua a suonare mentre la nave sta affondando. Perché è ovvio che, al primo calciatore trovato positivo al coronavirus, la Serie A si fermerebbe. Come accaduto in Serie C peraltro. E quindi campionato sospeso.
E mentre l’orchestrina del pallone nostrano suonava sulle note del «a me interessa salvare l’incasso», «io voglio giocare riposato», «meglio domenica, no meglio lunedì» nessuno sembrava vedere apparire all’orizzonte l’iceberg di una domanda scomoda, antipatica, pessimista, ma che tiene conto del calcolo delle probabilità…».
La domande è: che succede se un calciatore di Serie A o un arbitro – o uno dei loro familiari – viene trovato positivo al coronavirus? La risposta è semplice:
Succede che si ferma tutto. E che il campionato rischia di non potersi concludere, altro che balletti di date o liti di condominio. Ecco perché nei giorni scorsi, tra i dirigenti delle squadre di A, c’è chi cominciava a dare voce a una convinzione che, via via, sta prendendo forma: questo campionato non arriverà in fondo, sarà sospeso magari per riprenderlo e portarlo a termine più avanti, quando sarà possibile, dopo gli Europei (sempre se ci saranno).