In una circolare le indicazioni sulla nuova modalità di insegnamento durante l’emergenza sanitaria. Tra piattaforme da utilizzare, questione privacy, carico di compiti e valutazioni
Ieri il Ministero dell’Istruzione ha diramato una circolare contenente alcune indicazioni per la didattica a distanza. Le scuole sono chiuse e i vari istituti si sono finora organizzati in autonomia, con il registro elettronico e, all’occorrenza, altre piattaforme. Ognuno cercando di fare la sua parte, in base alle conoscenze informatiche di docenti e allievi.
La didattica a distanza, in questo momento, spiega la nota, ha come obiettivo fondamentale quello di
“mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, combatte il rischio di isolamento e di demotivazione. Le interazioni tra docenti e studenti possono essere il collante che mantiene, e rafforza, la trama di rapporti, la condivisione della sfida che si ha di fronte e la propensione ad affrontare una situazione imprevista”.
Non si può però interrompere il processo di apprendimento.
E allora il Ministero specifica che cosa si debba intendere per attività didattica a distanza. Innanzitutto, occorre un’interazione tra docenti e alunni, con qualsiasi mezzo si scelga di attuarla. Vanno dunque bene
“Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo. La trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali. E l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente. L’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali”.
Non può ritenersi confacente al concetto, invece,
“il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente”.
Sono modalità che dovranno essere abbandonate, chiarisce il Ministero, perché non sollecitano l’apprendimento e soprattutto non prevedono la relazione tra docente e alunni.
Per esercitare la didattica virtuale, inoltre, la scuola non dovrà chiedere il consenso per il trattamento dei dati personali.
“Occorre subito precisare che le istituzioni scolastiche non devono richiedere il consenso per effettuare il trattamento dei dati personali (già rilasciato al momento dell’iscrizione) connessi allo svolgimento del loro compito istituzionale, quale la didattica, sia pure in modalità “virtuale” e non nell’ambiente fisico della classe, è”.
Il Ministero consiglia, inoltre, di rimodulare la progettazione delle attività già definite dai consigli di classe in base all’utilizzo della didattica a distanza. Vanno in sostanza rimodulati gli obiettivi formativi.
E ancora, non esagerare con i compiti.
“Occorre evitare sovrapposizioni e curare che il numero dei compiti assegnati sia concordato tra i docenti, in modo da scongiurare un eccessivo carico cognitivo. Per questo motivo il ruolo del registro elettronico è prezioso”.
Sarà il Consiglio di classe a compiere un bilancio sulle attività svolte, avendo attenzione alle specificità dei singoli corsi di studio. Sono consigliati messaggi vocali o video per i bambini della scuola dell’infanzia, ad esempio. Mentre, per la scuola primaria e i gradi successivi di istruzione, è necessario
“cercare un giusto equilibrio tra attività didattiche a distanza e momenti di pausa, in modo da evitare i rischi derivanti da un’eccessiva permanenza davanti agli schermi”.
Il carico non deve gravare sulle famiglie.
“La proposta delle attività deve consentire agli alunni di operare in autonomia, basandosi innanzitutto sulle proprie competenze e riducendo al massimo oneri o incombenze a carico delle famiglie (impegnate spesso, a loro volta, nel “lavoro agile”) nello svolgimento dei compiti assegnati”.
La circolare si sofferma anche sui bisogni speciali degli alunni con disabilità, DSA e Bes. Come degli alunni ricoverati negli ospedali o in cura presso la propria abitazione.
Tutte le attività svolte, anche se a distanza, andranno valutate. All’alunno dovrà essere detto con tempestività se ha sbagliato la restituzione dei compiti e in cosa ha sbagliato ma lo stesso andrà anche valorizzato e gli dovranno essere suggeriti approfondimenti, recuperi, consolidamenti e ricerche
“in una ottica di personalizzazione che responsabilizza gli allievi, a maggior ragione in una situazione come questa”.
Il documento si conclude con queste parole:
“Siamo tutti consapevoli della sfida che il Paese tutto sta affrontando e che richiede a ciascuno sacrifici e responsabilità nei comportamenti. La scuola è in prima linea perché ritiene che la cultura sia un fattore decisivo perché il nostro Paese sappia affrontare, superare e vincere la battaglia in corso. Nessuno deve essere in sosta, in panchina, a bordo campo. “Ibi semper est victoria, ubi concordia est” (P. Siro)”