L’immunologo Mantovani al Corriere: «Se in Italia non blocchiamo la circolazione del virus dal Nord al Centrosud, sarà una catastrofe»
Il Corriere della Sera intervista Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas Rozzano e immunologo di fama internazionale. Il tema è l’immunità di gregge a cui punta la Gran Bretagna per sconfiggere il coronavirus (senza fare nulla). Una scelta che definisce «irresponsabile».
«Non amo molto il termine immunità di gregge, preferisco parlare di immunità di comunità, dove è insito il concetto di solidarietà. Non ritengo sia pensabile costruire l’immunità della comunità lasciando correre il virus, è da incoscienti. Bisogna ragionare sul prezzo di una immunità della comunità ottenuta non con un vaccino, ma esponendo come è stato detto, il 60% della popolazione britannica al virus. Ammettiamo, in modo forse ottimistico, una mortalità del 2%. Su un milione di persone vuol dire 20 mila morti; su 10 milioni, 200 mila morti. Ma facciamo un conto ancora più drammatico. Il 10% dei malati ha bisogno di terapia intensiva e respirazione assistita: su un milione di persone servirà a 100 mila pazienti. Nessun sistema sanitario al mondo è in grado di far fronte a un’emergenza del genere. Ci sarebbero troppe vittime e troppi pazienti non potrebbero essere curati».
In Europa nessuno ha imparato, finora, la lezione della Lombardia, stanno sottovalutando il problema.
«Ho l’impressione che in generale nessuno in Europa abbia imparato la lezione della Lombardia, che è una delle aree più ricche d’europa, con uno dei sistemi sanitari più all’avanguardia. Gli altri Paesi stanno sottovalutando la portata di questa epidemia, come era già successo con la Cina. Farlo due volte mi sembra grave».
Per quanto riguarda l’Italia, la priorità è fermare i contagi.
«Se non fermiamo il più possibile la circolazione del virus al Nord e non lo blocchiamo sul nascere nelle regioni del Centrosud, più fragili, rischiamo di andare incontro a una situazione catastrofica».
Mantovani difende le misure draconiane messe in atto dall’Italia.
«Io sono profondamente convinto che dobbiamo essere fieri di aver scelto queste misure restrittive. abbiamo avuto il coraggio, in un sistema democratico, di prendere misure draconiane. Nella storia non ci sono precedenti di Paesi che si autodefiniscono zona rossa per proteggere le parti più deboli e costruire una prima trincea per gli altri Stati. Siamo un Paese all’avanguardia e dobbiamo esserne orgogliosi».