Trasformerebbe e arricchirebbe il territorio, gli uffici della Città Metropolitana no. Seguiamo la direzione tracciata da Renzo Piano (e da Parigi e Berlino).
Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. […] Bisogna che le periferie diventino città ma senza ampliarsi a macchia d’olio, bisogna cucirle e fertilizzarle con delle strutture pubbliche. […] portare in periferia un mix di funzioni. La città giusta è quella in cui si dorme, si lavora, si studia, ci si diverte, si fa la spesa. Se si devono costruire nuovi ospedali, meglio farli in periferia, e così per le sale da concerto, i teatri, i musei o le università. Andiamo a fecondare con funzioni catalizzanti questo grande deserto affettivo. Costruire dei luoghi per la gente, dei punti d’incontro, dove si condividono i valori, dove si celebra un rito che si chiama urbanità. Renzo Piano, Il rammendo delle periferie, Domenicale del Sole 24 ore, 26 gennaio 2014.
Dopo diciassette anni dall’abbattimento della prima Vela, grazie alla lotta del Comitato Vele e dei tanti gruppi locali che in questi anni si sono battuti per dare un nuovo volto a Scampia, è iniziato l’abbattimento della Vela Verde (Vela A).
Al posto della Vela Verde sorgeranno nuovi edifici nei quali verranno trasferiti i nuclei familiari. Si proseguirà poi con la demolizione della Vela Rossa (Vela D) e della Vela Gialla (Vela C).
A restare in piedi sarà solo la Vela Celeste (Vela B) che verrà poi riqualificata.
Il piano predisposto dal Comune di Napoli prevede l’uso della Vela Celeste come abitazione di transito per accogliere gli abitanti delle Vele soggette all’abbattimento e la riqualificazione e il riuso dell’edificio come uffici della Città metropolitana.
È evidente che l’esperienza del Centro Direzionale non abbia insegnato niente ai nostri amministratori, la concentrazione di servizi a larga scala (Uffici giudiziari, Uffici camerali e Uffici regionali) senza una funzione e un radicamento locale ha creato le condizioni per un uso relativo, temporalmente limitato alle ore di ufficio, determinando la condizione di un “deserto urbano” pur insistendo nell’area estese funzioni abitative.
Sulla base di questa esperienza la trasformazione della Vela Celeste in uffici al servizio della Città metropolitana non provocherebbe nessuna significativa attività di riqualificazione di Scampia e non modificherebbe la sua caratteristica di territorio ad alta densità abitativa privo di servizi qualificati e non migliorerebbe affatto la qualità sociale del vivere urbano dei residenti.
Bisognerebbe guardare all’esperienza di altre città che hanno proposto e realizzato una trasformazione policentrica del territorio come fattore di sviluppo e di coesione sociale, ascoltando il territorio per comprenderne le esigenze e l’ambiente per accompagnarlo, poi, sulla strada della crescita e dello sviluppo. Vale l’esempio della grande metropoli di Parigi o l’esperienza di riorganizzazione e riqualificazione di Berlino dopo la caduta del Muro e l’integrazione tra Est e Ovest, che hanno puntato sui giovani, per il recupero di aree ad alto tasso di disagio sociale, attraverso la promozione di stili di vita più ecologici, con una significativa attenzione per gli aspetti della vita quotidiana di tutti gli abitanti.
Renzo Piano ha proposto un piano di “rammendo delle periferie” che parta dall’esistente per riqualificare le funzioni urbane e integrare nel tessuto metropolitano le periferie aumentando il tasso di vivibilità. Supportando ed indirizzando comportamenti individuali e collettivi per individuare una nuova dimensione di città, nella quale interventi urbanistici ed edilizi di trasformazione, recupero e rinnovamento offrano un ampio respiro di rinascita culturale e sociale oltre che economica.
In questo contesto, l’uso della Vela Celeste può costituire una formidabile occasione per avviare un processo di rammendo di Scampia, che facendo tesoro delle varie esperienze realizzate in Europa, può vedere realizzarsi un fecondo intreccio tra politiche giovanili e politiche di riqualificazione urbana.
È necessario mettere in campo procedure che stimolino la domanda di servizi alle persone e attività per il tempo libero, un indotto di servizi e attività produttive e commerciali che riverberino il loro effetto positivo su tutta l’area.
Una iniziativa che potrebbe avviare un processo virtuoso di rammendo, riqualificazione e crescita urbana di Scampia può essere costituita dalla realizzazione di una Casa dello Studente, d’intesa tra il Comune di Napoli e il sistema universitario napoletano, utilizzando le unità abitative, usate precedentemente per il transito degli sfollati destinando la Vela Celeste a studentato residenziale, una iniziativa in grado di fertilizzare il territorio e favorire la nascita di microimprese territoriali necessarie a soddisfare la domanda di servizi su tutto l’arco della giornata, servizi che irrorerebbero dei loro effetti positivi tutto il territorio circostante, realizzando quell’opera di rammendo auspicata da Renzo Piano.
Lo spazio creato intorno alla stazione della metropolitana di Scampia con la piazza e i due assi porticati e con negozi è un buon inizio, e poi è necessario creare della semplice, buona e bella edilizia.
La presenza a Scampia di migliaia di giovani creerebbe immediatamente una domanda diffusa di servizi: cartolerie, centri di ristoro, librerie, bar, servizi di lavanderia e quant’altro richiesto da un così alto numero di giovani e una riorganizzazione e riqualificazione strategica più ampia di tutte le funzioni culturali e sociali a dimensione di quartiere: laboratori aperti al territorio, cinema, teatri, centri sociali, per un progetto concreto di rigenerazione urbana.
La natura residenziale di questa attività supererebbe le distorsioni, prima richiamate, che affliggono il Centro Direzionale, dove gli abitanti, chiusi gli uffici, vivono una situazione di coprifuoco.
Lo studentato, inoltre, si integrerebbe non solo con il quartiere ma anche con altre iniziative in itinere come l’apertura della sede universitaria di Scampia, con la costruzione, quasi ultimata, del polo universitario per le professioni sanitarie.
Per salvare il nostro Mezzogiorno e le sue città bisogna ripartire dall’idea della città storica così come si è realizzata: una città sufficiente densa dove si mescolano classi sociali, professioni, culture, fedi e attività produttive. Città che mantengono attorno a sé una campagna produttiva e ordinata e bonificata dallo scarico dei rifiuti inquinanti che, poi, ritornerebbero alle città come alimenti corrotti.
In ambito metropolitano le periferie e le varie città della cintura urbana, “nuove periferie” senza identità, vanno considerate vere e proprie piccole municipalità, con funzioni proprie e integrate con quelle metropoli, in un interscambio osmotico di persone, funzioni e servizi. Le Vele da simbolo di degrado possono rappresentare il simbolo di una rinascita e l’avvio di un percorso nuovo per realizzare una metropoli policentrica a dimensione umana.
[Ringrazio per le loro osservazioni Gianni De Falco e Antonio Guarino]