Il sindaco di Milano a La Stampa: «Gori non è stato ascoltato. Se lo Stato continua ad essere quello di ieri, io sono molto preoccupato»
La Stampa intervista il sindaco di Milano, Beppe Sala. I dati relativi all’epidemia fanno sperare che regredisca, ma, dichiara, lui continua a guardare solo quelli dei decessi.
«Sono, purtroppo, quelli dei morti. Non guardo tanto i contagi. Vorrei vedere un numero che non appare: quello dei ricoverati in terapia intensiva. Perché è strategico per la tenuta del sistema. Ho dei dubbi sulla maniera con cui i numeri giornalieri vengono presentati. Credo andrebbero spiegati più i trend che i dati giornalieri».
La Lombardia è la regione più colpita dal virus, in particolare nelle province di Brescia, Bergamo e Cremona. Ad incidere è stata sicuramente la mancata chiusura delle fabbriche.
«Non aver fermato le fabbriche ha portato molta gente a restare l’uno vicino all’altro. I segnali c’erano».
E ricorda che il sindaco di Bergamo, Gori, è stato il primo a chiedere che fosse istituita la zona rossa ad Alzano.
«Ma non è stato ascoltato».
Milano, colpita dal virus, per il momento resiste. Ma bisognerà cambiare le attitudini sociali e l’approccio al lavoro.
«Sarà molto importante capire come ci muoveremo, come staremo assieme negli spazi pubblici e come daremo un contributo alla ripartenza di Milano in funzione delle nostre capacità. Ad esempio bisognerà tornare a lavoro in funzione dell’età che si ha e dunque proteggere coloro che sono più a rischio, tenendoli a casa, e puntare per il rilancio su coloro che possono dare più garanzie. Servirà molta flessibilità. Dovremo applicare la nostra esperienza con modalità differenti».
Per molto tempo, comunque, le abitudini dei singoli dovranno essere quelle di adesso.
«Credo che per un certo periodo continueremo ad indossare mascherine – affrontando la necessità di averne nelle quantità necessarie – e poi vi sarà il bisogno di una app che, con limiti temporanei della privacy, sia capace di aiutarci nella vita di tutti i giorni, potendo segnalare i movimenti di una persona che si è ammalata in modo che gli altri capiscano se sono stati a contatto».
Per il momento nessuna previsione per la riapertura delle scuole, dice, e si augura che gli insegnanti premino lo sforzo dei ragazzi con voti più comprensivi.
I cittadini stanno mostrando un grande senso di responsabilità, anche se in alcune regioni ci sono pericoli per l’ordine pubblico.
«Ciò che mi preoccupa è che siamo un Paese che, per tipo di ordinamento e per funzionamento della giustizia, è tutto tranne che efficiente. E noi in questa fase non possiamo permetterci di non esserlo. Se lo Stato continua ad essere quello di ieri, io sono molto preoccupato».