Repubblica celebra “un maestro di calcio fra i più incisivi degli ultimi 20 anni”. Nel 2013 al Napoli descriveva il calcio liquido

Rafa Benitez compie 60 anni. Repubblica celebra “un maestro di calcio, uno da ricordare e da mettere lì, fra i più incisivi tecnici degli ultimi 20 anni”, ripubblicando la bellissima intervista che gli fece Gianni Mura nel 2013, quando era allenatore del Napoli. Quella in cui esordì dicendo che “il calcio è una bugia”. E che non esiste sincerità tra i colleghi: “Se, faccio un esempio, mi trovo con Ancelotti, so che del Real non mi dirà tutto né io del Napoli. Su tutte le altre squadre potremmo permetterci di essere sinceri”. Perché il calcio “è anche discrezione”.
Fa una certa impressione rileggere a distanza di 7 anni del suo Napoli “liquido”, quella varietà di moduli elastici che non riuscirà ad imporre nemmeno Carlo Ancelotti. Benitez racconta che “ci vuol poco a passare dal 4-5-1 al 4-3-3. Ma più del modulo conta la mentalità”.
Il Benitez un po’ sacchiano: “Il suo Milan è nella storia del calcio. Ricordo di quando andavo a vedere gli allenamenti a Milanello, con Arrigo e poi con Capello. Ma sono andato anche alla Fiorentina quando c’era Ranieri. E con quanta attenzione leggevo le fotocopie che mi preparava Franco Ferrari a Coverciano”.
Benitez è quello che andò via da Madrid discutendo la prima regola della “juventinità” (e del Real): “La prima regola della casa è che che conta solo vincere. Arrivare secondi è come arrivare ultimi. Ma me ne trovi uno che è contento quando perde, anche da piccolo”.
“L’allenatore perfetto non esiste, come non esiste il giocatore perfetto. Tutti possono migliorare come qualità tecnica, fisica o tattica, questo non si discute. Per me il calcio è 80% pallone e 20% palestra, non di più, forse anche meno. Sa quali sono i giocatori che fanno la fortuna di un tecnico? Quelli bravi a muoversi tra due linee”.
Napoli? “Grande città, calorosa. Un problema per me è che se vado al ristorante si blocca il traffico. E così il più delle volte sto qui in albergo a Castel Volturno. Casa e bottega, giusto? L’altro giorno mi hanno fatto assaggiare il babà”.