Intervista alla Gazzetta dello Sport: «Mi considero un simbolo del Sud. A Pozzuoli fui esonerato per una partita che non dovevo vincere»
La Gazzetta dello Sport intervista Eziolino Capuano, allenatore dell’Avellino. Youtube celebra le sue gesta (anche fuori dal campo) in decine di video.
«Vedo cose di 20 anni fa e un po’ di vergogno. Quando parlo di sentimenti altissimi mi viene da piangere.
Capuano è anche quello che demolì Mertens.
«Non lo conoscevo, per fare show dissi che non avrebbe fatto più di 8 gare, sa, c’era Insigne… Poi mi sono scusato».
Racconta la sua carriera da allenatore. L’evoluzione del mestiere.
«Un allenatore è come un pittore, deve avere l’idea immediata, non copiare. Servono creatività e inventiva. E ricordate: per diventare fantino, non devi nascere cavallo. Lo diceva Sacchi, il più grande. La nostra è una vocazione, non un lavoro. Come i preti».
Il compito dell’allenatore è entrare nella mente dei suoi calciatori.
«Prendo 20 gocce prima delle partite, quando non le prenderò più smetterò di allenare perché saranno finiti gli stimoli. Bisogna entrare nelle menti dei giocatori e trarre il massimo. L’allenatore è un totem: all’inizio il giocatore ti odia, alla lunga se intelligente ti ama».
Le sue squadre non sono mai state fortissime.
«Non ho mai avuto squadre fortissime, ma ho sempre fatto risultati. Riuscirò a correre anch’io con una Ferrari?».
Sulle sue gesta in conferenza stampa:
«Davanti a domande provocatorie esplodo, ma con educazione. Mio padre era professore universitario, mio zio rettore dei domenicani, ho una cultura profonda e valori sani».
Si definisce un simbolo del calcio del Sud.
«Mi considero un simbolo. Ne ho viste di tutti i colori. Una volta con la Puteolana prima di una partita a Giugliano siamo stati aggrediti, non abbiamo giocato e abbiamo perso a tavolino. Il mio centravanti era Sossio Aruta, ho tifato per lui al Grande Fratello Vip».
Si auto incensa senza alcuna modestia.
«Mi sento inferiore a pochi, e parlo di Serie A. Tutti dicono che tatticamente sono il più bravo ed è dura farmi gol. Sono all’alba, non al crepuscolo».
Indica i suoi preferiti tra gli allenatori di Serie A:
«Sono tifoso di Conte, mi rivedo in lui. E uno dei più bravi rimane Montella».
E ancora, dice di sé:
«Io sono simbolo di garanzia. Il Capuano uomo supera le capacità del Capuano allenatore. In un sondaggio tra 11 allenatori io non c’ero, ma sono arrivati lo stesso 1.600 voti».
Garanzia e pulizia.
«Non sono mai finito in un’inchiesta, mentre in A c’è gente che ha commesso crimini verso il calcio. Apprezzo di più chi si mette il cappuccio e fa una rapina. Dopo un Puteolana-Tricase sono stato esonerato perché avevo vinto una partita che non dovevo vincere».