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La Juve “rinuncia” allo scudetto a tavolino per ripulire la sua immagine

Repubblica: pur ostentando due titoli “sul campo” che non ha, Agnelli sa che con mezzo scudetto in meno il guadagno in termini di reputazione sarebbe di gran lunga superiore

La Juve “rinuncia” allo scudetto a tavolino per ripulire la sua immagine

“Lo scudetto a tavolino non lo vogliamo”. Il campionato non è stato cancellato, non ancora, e la Juventus ha già incassato i primi “apprezzamenti” per un rifiuto di principio: la rinuncia di un titolo che molto teoricamente le spetterebbe in caso di non-ripresa. Lo ha ufficializzato il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina a Repubblica, cominciando a disegnare la politica della “rinuncia morale” che Andrea Agnelli ha già delineato come strategia qualora davvero la pandemia bloccasse tutti i piani di ripartenza della Serie A.

Proprio Repubblica ragiona sul contesto: “la Juventus non ha mai preso nessuna posizione. È il suo stile: di rado si espone con nettezza, al massimo lascia filtrare qualche indicazione, gioca di sponda, semina indizi”. Ma “una posizione ufficiale Agnelli l’ha presa il 2 aprile firmando insieme al presidente dell’Uefa Ceferin, e in qualità di presidente dell’Eca, la lettera ufficiale i cui si comunicava che l’Uefa potrebbe non riconoscere le classifiche mozzate dei campionati lasciati in sospeso. In quanto cofirmatario, Agnelli ha evidentemente condiviso quella linea e difficilmente cambierebbe idea svestendo i panni di presidente dell’Eca e indossando quelli di capo della Juventus”.

Ma quello bianconero sarebbe un “no grazie” di prospettiva: “alla Continassa sanno che uno scudetto a tavolino assegnato alla Juventus finirebbe per recare più danno che guadagno, perché solleverebbe un’ondata di polemiche, livore e prese in giro che certo non gioverebbe all’immagine del club, che pure nel suo stadio ostenta con una certa spudoratezza due scudetti che non ha, quelli del 2005 e del 2006”.

Anzi, “rinunciando elegantemente a questo titolo imperfetto i bianconeri attirerebbero su di sé consensi e meraviglia, complimenti internazionali, ammirazione senza confini: in questo modo avrebbero la possibilità di smantellare l’immagine di una società arrogante ed egoista, fedele in maniera intransigente a quel motto (vincere è l’unica cosa che conta) non proprio in sintonia con la più pura etica sportiva. Con mezzo scudetto in meno, la Juve sa che potrebbe soppesare l’incalcolabile valore di una vittoria morale, i cui dividendi sarebbero di gran lunga superiori a quelli di un qualsiasi scudetto di tampone”.

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