La Naçion ripercorre Italia 90. L’esordio col Camerun, quella semifinale, l’«Hi-jos-de-pu-ta». «Abbiamo rovinato un business, non sarei mai più dovuto tornare in Italia»
Trent’anni fa
Prosegue il viaggio de La Naçion trent’anni dopo Italia 90 un Mondiale che in Argentina vivono – non senza ragione – come uno scippo. L’articolo è affidato a quello che può essere considerato il giornalista più vicino e informato su Maradona: Daniel Arcucci.
Arcucci struttura l’articolo attorno all’assunto che la semifinale Italia-Argentina fu la fine della storia di Diego Armando Maradona. Come evidenziato anche dal documentario di Kapadia.
Arcucci scrive che Diego fugò i dubbi di Bilardo su Caniggia dicendo: «Se non viene lui, non vengo nemmeno io».
Il primo problema di quel Mondiale fu l’unghia del piede del piede destro di Diego.
Il secondo fu la sconfitta all’esordio contro la Camerun, senza Caniggia titolare. Dopo la sconfitta, a San Siro, Diego disse:
“l’unico piacere di questo pomeriggio è stato quello di scoprire che, grazie a me, gli italiani a Milano smesso di essere razzista: oggi, per la prima volta, hanno sostenuto gli africani”.
L’altra mano
Poi, ricorda Arcucci, Diego tornò a casa, a Napoli, per affrontare l’Unione Sovietica. Senza Pumpido, al suo posto Goycochea. Anche in quell’occasione ci fu una mano malandrina. Stavolta però sulla linea della propria porta, sotto la Curva B.
“Era un gol e, tac, ho messo la mano. Ho ipnotizzato l’arbitro”, disse.
Poi, la caviglia gonfia dopo i trattamenti della Romania. La Naçion definisce quella squadra una sorta di Armata Brancaleone guidata da un leader ammaccato fisicamente. Poi, i rigori contro la Jugoslavia: Diego sbagliò ma Goycochea salvò tutti.
Di nuovo Napoli. Italia-Argentina. Arcucci ricorda le dichiarazioni di Diego della vigilia. “Solo ora l’Italia si ricorda di Napoli”.
Ha vinto una semifinale che era una finale.
“Hi-jos-de-pu-ta”
Poi, l’Olimpico, la finale con la Germania Scrive Arcucci:
Un “Hi-jos-de-pu-ta” che ha fatto il giro del mondo, in risposta ai fischi che coprivano le note dell’inno argentino all’Olimpico di Roma. Un rigore, o due, di cui si discute ancora. E lacrime che non erano solo di sconfitta.
Poco tempo fa, l’arbitro Codesal ha rivelato che Diego gli disse: “Sei stato mandato dalla Fifa per derubarmi”.
Arcucci conclude così. Molti anni dopo, e non di fronte a un plotone di esecuzione, ma guardando le acque calme del mare di Dubai, Diego Armando Maradona ricordò:
Eravamo distrutti, eppure per vincere ebbero bisogno di derubarci. Con quella semifinale penso che abbiamo rovinato un business, un grande business. Avevano realizzato già le bandiere, metà italiane e metà tedesche, per la finale che tutti volevano. Dopo quella Coppa del mondo, non sarei dovuto tornare in Italia.