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Senza Callejon il Napoli dovrà ripensare il suo modo di giocare

Si è rivelato un calciatore unico, perfetto per il Napoli di questi anni. Con Politano e Lozano, Gattuso dovrà trovare altre soluzioni per certi versi più vicine alle sue idee

Senza Callejon il Napoli dovrà ripensare il suo modo di giocare

Negli anni la forza del Napoli è stata quella di esaltare le qualità del singolo attraverso il gioco di squadra, e non viceversa. L’unica strada necessaria, se non si possiede la forza d’acquisto dei top club ma si vuole competere ad alti livelli, con le capacità di spesa proporzionali all’importanza delle cessioni. Un’operazione che riesce da tempo, che resiste ai cambi dirigenziali e di panchina, anche grazie ad un forte senso di appartenenza nei giocatori che difficilmente causa grandi cambiamenti tra una stagione e l’altra. È stato così anche per José Callejon che più di tutti è riuscito a mantenere invariato il suo tipo di gioco nelle varie gestioni, risultando fondamentale per qualsiasi allenatore.

Per le caratteristiche tecniche, è stato teorizzato a lungo il suo possibile ruolo alternativo, dalla seconda punta alla mezzala. Ma nessuno, neanche in caso di necessità, ha mai avuto il coraggio di sperimentare. La posizione di esterno a destra gli ha permesso di perfezionare i movimenti migliori, che sono diventati codificati nel tempo e nello spazio. Perché tutti sappiamo che per ogni Insigne che riceve largo a sinistra e rientra, c’è un Callejon che sta attaccando la porta alle spalle del difensore sul filo del fuorigioco. Un’azione efficace, che ha colpito praticamente ogni squadra affrontata, e che dimostra che davanti ad un’esecuzione dello schema senza difetti non c’è marcatura che regga.

Se a questo si aggiunge una condizione fisica sempre ottimale, si può facilmente comprendere perché il Napoli non si sia mai preoccupato di ricercare un sostituto o semplicemente un ricambio per dargli magari un turno di riposo. Almeno fino allo scorso gennaio, quando la dirigenza è intervenuta sul mercato per acquistare Matteo Politano. Al netto delle comparazioni sulla qualità dei giocatori, emerge subito come i due abbiano un modo molto diverso di interpretare il ruolo. Mentre Callejon preferisce muoversi senza la palla, tagliare verso il centro e concludere da distanza ravvicinata, Politano si muove sulla direttrice opposta: dà un input all’azione offensiva controllando il pallone, rientra e spesso cerca il tiro dalla distanza. Un tipo di calciatore, quest’ultimo, che si avvicina maggiormente alle idee di gioco iniziali di Gennaro Gattuso, che però si sono fortemente modificate.

L’allenatore si è reso conto che alcuni dei suoi principi non garantivano equilibrio e concretezza, ha rimodulato i concetti e ha creato un nuovo assetto in cui il Napoli si è calato benissimo e che, ancora una volta, ha visto in Callejon la migliore opzione possibile in quello slot. Complici anche le difficoltà iniziali di Politano, lo spagnolo continua ad avere un peso specifico determinante. Ma il suo rapporto col club è ormai giunto al termine, a cinque giorni dalla scadenza nemmeno si è capito se accetterà di essere a disposizione della squadra fino al termine della stagione. Per questo Gattuso ha cominciato a prepararsi alla sua assenza. Così infatti si legge l’intenzione di lanciare Lozano nel finale di partita a Verona, scelta che poi ha dato nuovamente ragione al tecnico, visto che il messicano ha trovato il gol del raddoppio. La sua missione, oltre naturalmente a rincorrere il piazzamento in Champions League, è quella di rivalutare l’acquisto più costoso della storia della società e renderlo il titolare di domani.

Lozano, almeno teoricamente, è molto più vicino allo stile di Politano che non di Callejon. Rispetto agli altri due, l’ex PSV può contare su dribbling e rapidità che lo rendono pericoloso quando può puntare l’avversario. Considerata la propensione più spiccata di Lozano e Politano per l’uno contro uno, questo potrebbe permettere a Gattuso di rispolverare alcuni meccanismi offensivi del gioco posizionale cui si è sempre rifatto, magari nella versione guardiolistica del Manchester City, quindi attraverso movimenti e trame volti a creare una situazione in cui l’esterno offensivo può sfruttare le proprie doti nel superare il proprio marcatore attaccando sul lato debole, senza dunque la possibilità di essere raddoppiato. A quel punto, può cambiare il finale della giocata a seconda dell’interprete utilizzato: il messicano ha una tendenza maggiore a cercare il fondo ed entrare in area, l’ex Inter invece preferisce convergere verso l’interno anche se questo gli comporta l’aumento della distanza dalla porta, sopperito con un ampio raggio di conclusione. In definitiva, non sono calciatori troppo diversi e l’utilizzo alternato non provocherebbe cambiamenti profondi nel modo di giocare. Di certo il Napoli dovrà reinventarsi. Dovrà ragionare su un nuovo modo di attaccare, ripensare le spaziature e soprattutto la fase difensiva. Cose che lo spagnolo ha saputo svolgere finora in modo impeccabile.

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