Il capitano del Watford: nessuno ha il coraggio di fare coming out, è un peso enorme da portarsi quando sei ancora in attività
“In ogni squadra di calcio c’è almeno un giocatore gay o bisessuale. Ne sono sicuro al 100%”.
Troy Deeney, capitano del Watford famoso negli ultimi tempi – tra l’altro – per essersi rifiutato di tornare ad allenarsi per gli scarsi standard di sicurezza che avrebbero messo a rischio la salute del figlio di 5 mesi, ora parla di un’altra forma di razzismo nello sport: la discriminazione su base sessuale. Un grande classico, un nemico quasi inscalfibile.
Nel Regno Unito è un tema dai tempi di Justin Fashanu, primo calciatore professionista a fare coming out in attività, poi finito malissimo.
“Penso che molti siano preoccupati dal fatto di doversi assumere la responsabilità di essere i primi a dichiararlo – ha detto Deeney al podcast «Grounded with Louis Theroux» della Bbc – ma quando uno lo avrà fatto, allora poi ce ne saranno molti altri. Sono convinto che dopo il primo coming out, tempo una settimana e almeno altri cento farebbero la stessa cosa, ma il problema è che nessuno vuole essere visto come quello che ha dato il via a questa cosa”.
“Mi chiedo anche perché molti aspettino di lasciare il calcio, il rugby o qualsiasi sport pratichino prima di ammettere di essere omosessuali e la mia impressione è che tutto questo debba essere un peso davvero pesante da portarsi sulle spalle durante la propria carriera sportiva“.