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Il licenziamento era l’ultimo tassello che mancava al fallimento di Balotelli

Crosetti su Repubblica sottolinea il fatto che serve del talento per farsi cacciare così a campionato fermo, ma SuperMario di talento ne ha, sprecato, ma ne ha

Il licenziamento era l’ultimo tassello che mancava al fallimento di Balotelli

Forse Mario Balotelli ha preso troppo sul serio lo smart working, e di sicuro la didattica a distanza lo ha fregato: molta distanza e niente didattica. Assente alle riunioni del Brescia su Zoom, assente al campo d’allenamento, assente nella chat di squadra su WhatsApp e infine licenziato in tronco. Serve del talento per farsi cacciare così, a campionato bloccato, dall’ultima in classifica che in teoria è pure la squadra della tua città.

Ironico e pungente come sempre Maurizio Crosetti su Mario Balotelli che rischia di farsi cacciare dal Brescia dopo aver presentato un certificato medico per giustificare le assenze agli allenamenti e una foto social nel letto di dolore. Ma nessuno ha ovviamente creduto alle sue storie da bambino e resta la domanda del perché SuperMario abbia volutamente bruciato la sua carriera calcistica

Gli mancano due mesi per compiere trent’anni e gli mancano trent’anni per essere un campione. Bambino abbandonato e solo, solo e bambino è rimasto. La teoria infinita delle sue squadre anche grandi (Inter, Manchester City, Milan, Liverpool, nazionale italiana le più importanti) è una collana di occasioni perdute, e mai nessuno che lo abbia rimpianto dopo l’addio.

Forse il suo procuratore Mino Raiola lo porterà in Brasile

Raiola che di Balotelli è stato la vera fortuna per il portafoglio, forse non per la carriera, ma per quella non sarebbe bastato San Francesco.

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