Su Repubblica Genova. Ieri in trecento hanno sfilato nei pressi dello stadio. «Non guarderemo più la classifica. La serie A è ripartita per le tv e per i soldi, non per gli appassionati»
Su Repubblica Genova le proteste degli ultras della Sampdoria contro la ripresa del campionato. Ieri sera, tra le 18 e le 20, nei pressi dello stadio, si sono radunati trecento sostenitori blucerchiati. Hanno esposto uno striscione con lo sfondo nero, che doveva rappresentare un manifesto funebre, con la scritta:
“Quarantena soft, protocolli, porte chiuse e bilanci gonfiati… Evviva riprendono i campionati”.
Per loro il campionato avrebbe dovuto essere sospeso. Il quotidiano riporta le voci al megafono.
«La nostra posizione è chiara, per noi la stagione è finita, la classifica non la guarderemo più. Se anche dovessimo retrocedere, siamo retrocessi già altre volte, non diremo niente, non faremo niente, saremo sempre qua a lottare per i nostri diritti e per il nostro calcio, ad urlare e spasimare per la nostra squadra, la nostra amata Sampdoria».
Una manifestazione trasversale che ha visto uniti tutti i gruppi della Sud su un’idea ben chiara.
“I gruppi della Sud, tutti compatti, hanno idee chiare: non accetteranno nemmeno una riapertura parziale dello stadio, mille tifosi oggi, altrettanti domani, o si entra tutti o nessuno, e questo varrà anche per la prossima stagione”.
Gli ultras urlano la loro linea e rinnovano le critiche a Ferrero.
«La nostra battaglia è iniziata nel 1995, quando abbiamo cominciato a protestare contro il calcio delle tv a pagamento. È un calcio che pensa solo ai soldi, che dà spazio ad affaristi, a persone che pure noi da sei anni conosciamo bene, anche se ora si vanta di essersi battuto per l’eliminazione della tessera del tifoso».
Un calcio, questo che riparte per i diritti tv e i soldi, che dicono non appartenere loro.
«Siamo stati noi ultrà a portare avanti e vincere questa battaglia. E ora tutti uniti dobbiamo rimanere fuori da questo calcio che non ci appartiene. La serie è ripartita per le tv e per i soldi, non per gli appassionati. È una deriva che cerca di neutralizzarci. Ma non centrerà il suo scopo. Hanno strumentalizzato pure il Coronavirus, ma s’illudono. Il nostro non è un disimpegno, la maglia resterà sempre al primo posto. Ma questo campionato, ripreso solo per tenere in piedi la baracca, va ignorato. Non abbracciamo questo teatrino»