La pandemia pare che stia scemando e ci ha regalato nuove figure mediatiche che resistono al mutare delle condizioni sanitarie
Un tempo per presentare una partita si andavano ad incrociare le ricerche per ottenere il nome di un giocatore che fosse stato in entrambe le squadre. Il mitico “doppio ex” che nella stragrande maggioranza dei casi dribblava le domande scomode meglio di come faceva in campo, forniva pareri moderati e trovava sempre il lato positivo anche nella critica più evidente.
Se il tutto viene traslato in un marqueziano “il calcio ai tempi del coronavirus”, allora la ricerca da incrociare non è più tra il passato di ex calciatori ma tra il tifoso e l’esperto della malattia che possa parlare contemporaneamente dello stato dell’epidemia locale e nazionale, dell’impatto sul calcio, delle relative misure di sicurezza e della sua squadra del cuore, mostrandosi al pubblico nel suo lato più umano. E perché no, sbilanciandosi anche un po’ e regalando qualche titolo più intrigante magari.
Ecco che scatta la caccia al virologo, all’infettivologo, al medico che hai visto l’altro giorno in tv. Perché tanto ormai a turno parlano tutti dappertutto, com’è giusto che sia, per spiegare, chiarire e prevedere i vari aspetti di una malattia così grave e di cui ancora si sa troppo poco. Per Juventus-Milan nessun candidato migliore di Paolo Ascierto: napoletano, tifoso bianconero, oncologo del Pascale di fama mondiale tra i primi ad aver promosso la somministrazione del tocilizumab per attenuare le conseguenze del contagio da Covid-19. I tentacoli infiniti di Radio Punto Nuovo sono stati capaci di arrivare fino a lui, per chiacchierare pochi minuti tra il serio e il faceto. “Sosta lunga, ma spero di vincere 3-0” aveva detto. Poco male, alla fine i pronostici non li becca quasi mai nessuno e la Juve è andata lo stesso in finale.
Ma la radio irpino-napoletana si è superata con Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, uno degli impianti in prima linea per la ricerca e il contenimento del virus. Vaia è napoletano originario di Casandrino e tifoso del Napoli. L’ottimismo è cauto se si parla della malattia, e ci mancherebbe, ma diventa straripante se il pensiero si rivolge alla sfida con l’Inter: “Vinciamo sicuro! Siamo già in finale! Mertens sarà l’uomo partita”. Quindi il parallelo che fa illuminare gli occhi di un cronista quando gli viene rilasciata la dichiarazione da titolo: “Come stiamo sconfiggendo il virus, il Napoli batterà l’Inter”.
Ci sono poi anche i casi in cui l’approccio al pallone è meno focoso. Intervistato da Sportitalia, il virologo Giulio Tarro aveva accennato alla sua fede calcistica, incalzato da un’apposita interrogazione: “Da ragazzo i miei colori erano bianconeri. Sono nato a Messina ma ero tifoso della Juventus. Col passare del tempo mi sono avvicinato maggiormente alla realtà napoletana”. Oppure, il distacco logico-scaramantico del celeberrimo Roberto Burioni, virologo e docente universitario, star dei social, noto tifoso della Lazio. “Siamo in cima una volta ogni 20 anni… Ho fatto voto di non parlare di calcio, ovviamente se si riprenderà ricomincerò a tifare come prima” aveva detto a Rai 2. Con l’augurio a questo punto che per il calcio e ogni altro aspetto della vita, non sia più richiesto il parere di un virologo. Significherebbe, infatti, aver vinto la partita più importante.