Tommie Smith: «Sento un nuovo 68 contro il razzismo, la reazione all’omicidio di Floyd lo conferma»

Intervista alla Bild dell'autore del più clamoroso gesto politico nello sport. Non nomina mai Trump, lo chiama 45: «Il razzismo è come il cancro»

Tommie Smith razzismo

Il pugno nero a Messico 68, la protesta sua e di John Carlos è entrata nella storia e non solo in quella dello sport. È Tommie Smith medaglia d’oro sui 200 metri in quella Olimpiade. La Bild lo ha intervistato dopo l’uccisione di George Floyd e la reazione dello sport.

«Ho pensato: “Oh mio Dio, un’altra vita persa per razzismo”. Ho pensato al 1968, alla nostra protesta, al ginocchio di Colin Kaepernick. E ho pensato: “Qualcuno ci ascolta?” Abbiamo iniziato la lotta contro il razzismo nel 1968 e oggi stiamo ancora combattendo. La morte di George Floyd è stata un atto di incredibile brutalità della polizia. Per me è stato un omicidio.

«Il razzismo ha una lunga storia negli Stati Uniti. Per me, il razzismo è come il cancro che divora una società. E come in medicina, ci mancano ancora i mezzi giusti per fermare questo cancro. Ma penso ancora che abbiamo una possibilità. Sento un cambiamento. Le cose stanno cambiando. Stiamo vivendo una nuova era di cambiamento e dobbiamo portarla avanti».

Dice:

Forse abbiamo abbassato la guardia dopo l’elezione di Obama. Ma vedo molti, molti giovani che stanno scendendo in strada, non li avevo mai visti prima. Sento lo spirito del 1968, quando due giovani atleti si alzarono con i pugni alzati sul podio.

È molto felice della reazione Non nomina mai Trump, lo chiama il 45: 45esimo presidente degli Stati Uniti.

«Sta producendo gravi danni al nostro Paese. L’unica cosa che gli interessa è la sua sopravvivenza politica. Non pacificherà il Paese inviando i militari contro il suo stesso popolo. E una Bibbia non dovrebbe mai essere usata in modo improprio per scopi politici».

Tommie Smith non ha perso la speranza.

«Ho speranza e fiducia nelle giovani generazioni. Nel 1968, quando ero giovane, ho sentito il sostegno di tutto il mondo. E oggi lo sento di nuovo».

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