“Dietro le critiche c’era un piano. Qualcuno doveva cadere, un grande nome. La mia intenzione era pura, ma avremmo potuto fare le cose meglio”
Novak Djokovic si sente una strega perseguitata. Il numero uno del tennis mondiale finito al centro di una tempesta mediatica per l’organizzazione del Torneo di Adria, finito per diventare un focolaio di Coronavirus, torna a parlare. E cerca di difendersi.
“Riesco a leggere le critiche solo ultimamente, molte di queste sono dannose”, ha detto Djokovic al quotidiano serbo Sportski Zurnal. “Ovviamente sono più di semplici critiche, è come se dietro ci fosse un piano, una caccia alle streghe. Qualcuno doveva cadere, un grande nome. La mia intenzione era pura, ero sinceramente impegnato a organizzare un evento umanitario per aiutare i giocatori e le federazioni di tennis dei Balcani. Abbiamo rispettato tutte le leggi e i regolamenti. Ma abbiamo imparato la lezionee alcune cose probabilmente avremmo potuto farle in modo diverso”.
Djkovic, prima di incappare nella sua positività (poi smentita dal secondo tampone) e dei suoi compagni di sventura, era stato molto critico con l’organizzazione degli US Open (in programma dal 31 agosto al 13 settembre), troppo “restrittive”. E oggi conferma che non sa ancora se parteciperà:
“Non ho ancora deciso se giocherò gli US Open, la crescita dei casi registrati di Covid-19 negli Stati Uniti e in particolare a New York non favoriscono l’evento”.