È lo schema “Fuga per la vittoria”, con Rabiot che interpreta Pelé. È l’addio al collettivismo. Conta il risultato. Ve l’abbiamo detto: Sarri è democristiano

Dodici tocchi. Visto che l’unità di misura del Sarrismo è questa, li abbiamo contati. Adrien Rabiot ha toccato il pallone 12 volte prima di segnare al Milan. Riceve palla nella sua metà campo, vince un contrasto, supera in due tocchi Hernandez, cavalca nella savana fino ad incappare in Romagnoli, lo evita e segna dal limite. Stando al disciplinare del perfetto gioco sarrita, il gol rientra nei parametri: 12 tocchi va bene. Che li abbia fatti lo stesso giocatore è un dettaglio, un cavillo.
Si tratta dello “schema Fuga per la vittoria”, che da poco il tecnico della Juve ha ammesso nel suo playbook. Un abile e ingegnoso meccanismo meticolosamente descritto alla lavagna da Pelé nel famoso film di John Huston. Se guardate nel dettaglio, la traiettoria è all’incirca la stessa seguita da Rabiot.
E’ a suo modo l’emblema del Sarrismo 2.0, quello arresosi democristianamente al risultatismo juventino. L’evoluzione del primo movimento, quello ancora puro, che fomentava gli youtuber: la bellezza era tattica, la trama fitta di passaggi che conducevano al gol, la ragnatela, il ritmo, il collettivismo. Il feticismo della costruzione di gioco che si faceva categoria di Pornhub.
Ricordiamo tutti il gol di Higuain dell’1-2 juventino all’Inter, a Milano, il 6 ottobre 2019. Non possiamo farne a meno, perché i 24 passaggi furono trasmessi online come un tormentone nostalgico. Il primo Sarrismo era quella cosa lì: lunghissimi preliminari prima della consumazione.
I dodici tocchi di Rabiot, tra sé e sé, sono la continuazione con altri mezzi della stessa teoria. Palla a Rabiot, gol. “E’ facile”, direbbe Pelé.