Quando si trasforma in prodezza alla Del Piero, chiama gli applausi. Ma il rapporto tiri/gol resta una dannazione che i tifosi non gli perdonano
È colpa di Del Piero. Il “tiraggiro” è un riflesso tecnico: passi l’infanzia a guardare il tuo idolo di riferimento, pur con la maglietta sbagliata, e alla fine ti ritrovi dentro un’ossessione. Quella di Lorenzo Insigne è il tiro di collo interno dal vertice dell’area, con l’effetto a rientrare, dopo una finta a sinistra e uno scarto a destra. È la sua dannazione, anche se non la percepisce tale. Gliene fanno una colpa, a Napoli. Per una questione di causa ed effetti, di efficacia, di costi-benefici. I napoletani ci tengono a queste cose, non gli piace il putipù fine a se stesso.
Per cui quando con la Roma Insigne ha segnato il dodicesimo “golaggiro” della sua carriera nel Napoli, è scattato il momento applausi: non puoi trattenerti, perché il tiraggiro quando si trasforma in golaggiro è effettivamente un’istigazione all’ovazione. Il problema, magari, sta proprio nel “quando”. L’anno scorso, nel pareggio contro il Salisburgo, ne provò nove, inquadrando la porta solo una volta. Per dire.
Per premessa metodologica anticipiamo che qui si parla solo del tiraggiro fatto a regola d’arte, quasi un marchio registrato. Segue un disciplinare, nella descrizione di cui sopra. Perché per il resto Insigne colpisce tutto “a giro”, o quasi. Anche quando c’entra poco: è un tic tecnico, lui calcia così. A volte, supponiamo, impugna anche la forchetta, a giro. Si pettina, a giro. Il suo cane piscia a giro.
E, invero, non gli riesce spessissimo. Anzi. Se col Napoli sono in tutto 12, il rapporto andrebbe stirato sui tentativi effettuati, impossibili da calcolare. Basti però un dato più generico: Insigne tira tantissimo. Due anni fa chiuse il campionato con il peggior rapporto tiri/gol della Serie A, in assoluto. In questa stagione (dati della Lega), davanti a lui per numero di tiri effettuati ci sono solo Ronaldo (108 tiri, 25 gol), Immobile (91 tiri, 29 gol) e Dzeko (83 tiri, 14 gol). Insigne ha tirato finora 74 volte segnando 6 gol. Un gol ogni 12 tiri. Quanti di questi siano a giro, non è dato sapersi nel dettaglio. Con una certa approssimazione scientifica, diremmo “un sacco”.
In ogni caso è un tormentone. Che potrebbe essere ribattezzato anche il “gol alla Sassuolo”. Perché, incredibile, ben 4 golaggiro su 12 li ha segnati al Sassuolo, addirittura due nella stessa stagione 2018/19, andata e ritorno.
Quello segnato il 21 novembre 2017 contro lo Shakhtar (l’1-0 del definitivo 3-0) gli valse l’inserimento da parte della Uefa, nei top5 della quinta giornata della fase a gironi di Champions League.
Stupendo anche quello segnato alla Sampdoria il 29 maggio del 2017.
Oltre ai succitati la lista include anche quelli contro il Cagliari (2012/13), i 4 al Sassuolo, 2 alla Fiorentina (2013/14 e 2016/2017), uno al Chievo (2016/2017), uno al Benevento (2017/18), uno alla Lazio (2018/19) e infine quello che ha riacceso la fiamma: alla Roma, in una strana serata di luglio:
Il conto andrà aggiornato, si spera, a breve. Ora che ha fatto coming out sugli idoli – “ma come… Del Piero, uno juventino?!” – e che con Gattuso è tornato ad essere il perno tecnico e spirituale del Napoli, oltre che il capitano. In questo momento gira tutto bene, pure il tiro.