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Caro Napolista, non sono d’accordo su Ancelotti e vi spiego perché

POSTA NAPOLISTA – Non ha mai avuto una chiara idea tattica, ha più volte cambiato idea. Voleva far fuori i senatori ma senza di lui hanno vinto, come al Bayern

Caro Napolista, non sono d’accordo su Ancelotti e vi spiego perché

Caro Direttore,
cari Napolisti tutti,

Sono un tifoso del Napoli e un appassionato di calcio, divoratore di praticamente tutte le partite di pallone, Napoli in primis.
Leggo con interesse il Napolista da quando l’ho scoperto, ovvero inizio 2019, periodo che coincide in piena prima stagione di Ancelotti, al quale il Direttore e diversi altri autori del Napolista sono estremamente legati calcisticamente e filosoficamente.
Il Napolista mi piace perché è un ricettacolo di opinioni, quindi stimola sempre il pensiero.
Però con l’argomento Ancelotti e le vostre esposizioni al riguardo sono in netto disaccordo e, senza presunzione alcuna, vorrei esprimere il mio pensiero, sperando magari di rappresentare almeno in parte la nutrita frangia di tifosi anch’essa in disaccordo sull’inattaccabilità di Carletto.

Per esprimere il mio pensiero utilizzerò 3 “macro-categorie” in relazione all’esperienza napoletana di Ancelotti, ovvero CATEGORIA TATTICA, CATEGORIA “TROFEISTICA” e CATEGORIA AMBIENTALE.

CATEGORIA TATTICA
Carlo Ancelotti arriva a Napoli nell’estate 2018, affermando di non voler stravolgere l’assetto sarriano: dunque vertice basso di centrocampo (Hamsik) e tridente confermato (4-3-3, anche se molti Napolisti non amano i moduli, io la penso come Antonio Conte, dunque credo siano importanti e indicativi).

Questo assetto dura solo 3 partite: Lazio, Milan e Sampdoria. Quest’ultima partita, persa per 3-0, segna l’abbandono al sistema sul quale si era lavorato un’estate intera e dunque si passa al 4-4-2 dopo appena 3 partite.

La stagione successiva si lavora un’estate intera al 4-2-3-1, con il trequartista (James mai arrivato), e anche questo esperimento dura solo 2 partite: Fiorentina e Juventus, 7 gol subiti in 2 partite e ritorno al 4-4-2, per poi abbozzare un improvvisatissimo quanto svogliato 4-3-3 un mese dopo col Torino (0-0 in una delle partite più brutte degli ultimi anni).

Questo, per me, è indice di poca convinzione nelle proprie idee e di poco lavoro a livello tattico, senza costruire un’identità (cosa di cui lui va fiero, ma che soprattutto in contesti dove non si hanno 11 fuoriclasse epocali è basilare avere).

Altro punto dolente, secondo me, è il continuo cambio di ruolo per ogni singolo giocatore: alla lunga ciò crea confusione e malumori, oltre che perdita di punti di riferimento fissi in campo.

E ancora, giocatori fuori ruolo: Zielinski e Fabian davanti alla difesa, Lozano punta (ha giocato punta solo 2 volte in tutta la carriera prima di Napoli, fonte Transfermarkt), con Callejon e Insigne esterni di centrocampo, aggiungendo anche Mertens e Milik avanti, più 2 terzini costantemente proiettati in avanti, è l’elogio allo squilibrio, ma anche forse una tendenza alla presunzione.

Aggiungo il non voler un regista classico “perché non cerchiamo il regista puro, possiamo adattare Allan, Fabian e Zielinski” (dichiarazione del 28 aprile 2019), dunque non avalla l’acquisto dell’ottimo Veretout ma avalla le cessioni di Rog, Diawara e si presenta con soli 4 centrocampisti per 2 posti ai nastri di partenza (Elmas, Allan, Zielinski, Fabian).
D’altronde, non concepire il mediano classico, ruolo-perno di quasi ogni squadra vincente dell’ultimo decennio (Busquets, Fernandinho, Gabi, Casemiro, Fabinho, Pirlo, Kante, Jorginho, Xabi Alonso e non voglio continuare…) è uno dei capisaldi del suo “calcio liquido”.

CATEGORIA “TROFEISTICA”
Non mi piace giudicare gli operati degli allenatori in base ai trofei, ma lui è il Re di Coppe e voi stessi avete spesso ripetuto che senza di lui ci saremmo ridimensionati e difficilmente avremmo vinto.

Ebbene, il Napoli con Ancelotti non è mai andato nemmeno lontanamente vicino a vincere un trofeo: distanza siderale dalla Juve, uscita veramente inguardabile col Milan (di Gattuso) in Coppa Italia e uscita altrettanto inguardabile con l’Arsenal in Europa League. Il grandissimo girone di Champions va elogiato, ma non ha portato alcun trofeo in tasca, né tantomeno un salto di qualità mentale data l’eliminazione-Arsenal senza resistenze di qualche mese più tardi.
Gattuso in sei mesi ha già vinto un trofeo, Ancelotti non l’ha nemmeno sfiorato per sbaglio.
È un dato oggettivo.

CATEGORIA AMBIENTALE
Carlo Ancelotti venne esonerato dal Bayern Monaco perché si era messo contro i senatori dello spogliatoio e voleva rinnovare la squadra: Mueller, Neuer, Robben, Ribery e Lewandowski non avevano un gran rapporto con Carletto.

Il Bayern, tre anni dopo, pur senza una rivoluzione guidata da Carlo, è tra le pretendenti alla vittoria della Champions con ancora in squadra come punti fermi Mueller, Neuer e Lewandowski, e ha vinto naturalmente sempre il campionato.

A Napoli si era messo di traverso a Insigne, Callejon e Mertens (che al Napoli hanno fatto la Storia, a differenza sua).
Sei mesi dopo, il Napoli vince la Coppa Italia battendo Lazio, Inter e Juventus con in campo da titolari questi tre.
Un pizzico di presunzione, mascherata dietro i suoi modi affabili, può essere percepita.

Ecco, ho cercato di essere il più sintetico possibile, nonostante il discorso meriterebbe davvero ancora tante disamine.
Capisco che siate affascinati dalla figura di Carletto, capisco che lo abbiate visto come un “salvatore” (che faceva anche un po’ glamour) e che avrebbe “emancipato” la Napoli da voi descritta ferma a pizze e mandolini (davvero?), ma forse ironia e sarcasmo verso chi la pensa diversamente da voi andrebbero evitate, con meno “giudizi filosofici” e più “giudizi di campo” sull’esperienza azzurra di Ancelotti.
Che è una leggenda del calcio e sempre lo sarà, ma che a Napoli non è stato all’altezza del suo blasone.

Forza Napoli Sempre.

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