La cavalcata trionfale: il Napoli di Maradona conquistò la Coppa vincendo tutte le partite (13). In finale venne sconfitta l’Atalanta sia all’andata sia al ritorno
Il 22 giugno del 1986 allo Stadio Azteca di Città del Messico Diego Armando Maradona segnava contro l’Inghilterra il gol che sarebbe stato definito “gol del secolo” dalla Fifa nel 2002. Secondo molti il più grande gol di tutti i tempi, soprattutto sul piano simbolico: perché ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di un calcio nuovo.
Circa due mesi dopo, ancora posseduto dallo spirito del calcio se ne esiste uno, Maradona e il Napoli iniziavano una stagione che sarebbe rimasta nella storia per risultati e vittorie conseguite. Il 24 agosto 1986 iniziava la Coppa Italia: il Napoli alla fine della stagione l’avrebbe alzata insieme allo Scudetto, eguagliando il primato che solo il Torino del ’43 e la Juve di Sivori avevano raggiunto prima dell’87.
Il 1987 era un’altra epoca, un altro calcio e un’altra Coppa Italia. Diversa da come la conosciamo oggi, tutt’altro che competizione minore, era un torneo più lungo e difficile, articolato in una fase iniziale a gironi da sei squadre, cui seguiva un Secondo Turno con doppia gara, dagli ottavi alla finale, giocata anch’essa su due partite.
Ma il Napoli del 1987 era una squadra attrezzata per vincere due competizioni di alto livello. Guidata dal miglior Maradona mai visto su qualunque rettangolo verde interplanetario – cioè quel Maradona che da solo aveva abbattuto l’Inghilterra dando un’accelerazione definitiva alla propria carriera e al gioco del calcio in generale – ma al suo fianco l’argentino poteva contare su un centravanti-regista offensivo del calibro di Bruno Giordano, sull’ala-ariete Andrea Carnevale, sugli emergenti Ciro Ferrara e Fernando Di Napoli, su un mediano potente e combattivo come Salvatore Bagni, su un libero dotato di un sinistro micidiale dalla lunga distanza come Alessandro Renica. Senza dimenticare le determinanti incursioni del talentuoso Ciro Muro dalla panchina.
Una “squadra fortissimi” avrebbe canzonato qualcuno molti anni dopo, facendo forse torto alla grammatica, ma di sicuro non alla verità. La verità è che il Napoli del 1986-87 non vinse semplicemente Scudetto e Coppa Italia: fece letteralmente a brandelli entrambe le competizioni, spaccandole come noci di cocco. Per avere un’idea: il Napoli conquistò la Coppa vincendo tutte le partite disponibili (13 su 13), inoltre piazzando tre giocatori nelle prime tre posizioni della classifica marcatori: Bruno Giordano, capocannoniere della competizione con 10 reti, a seguire Maradona e poi Andrea Carnevale.
La fase a gironi e il punteggio pieno
La fase a gironi fu una corsa inarrestabile verso il punteggio pieno. Il Napoli vinse due a zero a Ferrara con la SPAL, per poi incontrare un avversario pericoloso: la Lazio a Roma. Risultato 0-2: reti di Carnevale e Maradona al termine di una prestazione sontuosa degli azzurri. A seguire il Napoli si sbarazzò del Taranto, del Vicenza e del Cesena, concludendo il girone con 10 punti, 10 reti segnate e solo 2 subite.
Dagli ottavi alla finale con 22 reti segnate
A fine febbraio la ripresa della competizione con gli ottavi di finale. Il Napoli polverizza il Brescia vincendo per 3-0 entrambi i confronti. Memorabile, da far vedere e rivedere nelle scuole calcio il gol del 3-0 nella gara di andata ad opera di Bruno Giordano: palla vagante al limite dell’aria, Giordano spalle alla porta con tre marcatori addosso, danza a destra e a sinistra disorientandoli e poi colpisce contro-tempo con un mezzo esterno, depositando all’angolo.
Ai quarti di finale è la volta del Bologna: i partenopei rifilano agli emiliani 3 reti all’andata e 4 al ritorno. Nella gara di ritorno, giocata a Bologna il 6 maggio del 1987, è il Napoli ad andare sotto al termine di un prima frazione difficile. Sembra una gara stregata, ma nella ripresa l’ingresso di Maradona (col numero 16) risveglia gli azzurri, che pareggiano con una bella discesa di Caffarelli e poi dilagano con la doppietta di Giordano e il gol su rigore dello stesso 16 argentino.
In semifinale, a Cagliari, il Napoli passa di misura per una rete a zero con il gol di Maradona, salvo rifarsi al ritorno in casa con un più rotondo 4-1, grazie alla solita doppietta di Giordano e ai gol di Carnevale e Muro.
La finale contro il Bergamo
L’Atalanta arriva in finale con un undici ricco di nomi conosciuti. In panchina siede Nedo Sonetti, in campo fra gli altri Cesare Prandelli, Valter Bonacina, Giuseppe Incocciati, oltre al lunghissimo svedese Glenn Stromberg, usato come arma tattica sulla fascia dove potrebbe rendersi pericoloso con la sua progressione.
La finale di andata, che si gioca a Napoli il 7 giugno del 1987 è però dominata dai partenopei. A dispetto di un primo tempo difficoltoso, durante il quale gli azzurri soffrono un avversario fisico e compatto con linee serrate e non riescono a prevalere nei primi 45′ di gioco. Al 67′ la svolta arriva dal piede sinistro, non dell’argentino più famoso del calcio, ma del libero di natali francesi Alessandro Renica: bomba dai 28 metri, imparabile missile terra-aria che si schianta nel sette sul primo palo.
È il segnale della carica: quattro minuti più tardi la combinazione Muro-Maradona-Muro libera quest’ultimo nell’aria di rigore, permettendogli di infilare Piotti con un velenoso diagonale di interno destro. Il punto esclamativo lo fissa poi Salvatore Bagni, di testa su calcio d’angolo, anticipando perentoriamente il più corpulento, ma meno reattivo, Stromberg.
Il ritorno si gioca a Bergamo il 13 giugno del 1987. La rete decisiva la segna Bruno Giordano, su assist di Maradona. Coppa Italia e Scudetto sono azzurri nel 1987, un azzurro intenso e luminoso come mai nella storia del calcio italiano: sipario.