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Il giornalismo dovrebbe informare, non fare il tifo per l’industria calcio

È una gara a dire e a scrivere che il campionato non deve fermarsi. Vorremmo sapere perché il Genoa ha giocato, approfondire le lacune del protocollo. Per salvare il calcio

Il giornalismo dovrebbe informare, non fare il tifo per l’industria calcio

Verrebbe da chiedere, implorare ad alta voce: «Per favore, spegnete l’informazione».

Terribile pensarlo, ancora peggio dirlo ad alta voce. A che punto siamo arrivati? Vedevo ieri sera Il calciomercato di Sky. Era una gara a chi ne sapeva più di un altro. “Non possiamo sospendere il campionato”, “Juve Napoli si deve giocare”. Tutti esperti. O tutti devoti a questa maledetta industria del calcio?

Hanno la faccia tosta questi giornalisti diventati opinionisti di accodarsi ai vari signor Nessuno, tipo il ct della nazionale Roberto Mancini, nel pretendere l’apertura degli spalti, pena il collasso della industria del calcio oltre che la malinconia dei giocatori non sostenuti dai tifosi.

Penso alle bare di Bergamo e ai milioni di positivi. Penso a me che, per motivi di salute, sono un soggetto fortemente a rischio e sto vivendo la “sindrome dell’ergastolano” (nessuna voglia di uscire).

Quello che si sta consumando in queste ore è il funerale dell’informazione. Invece di proclami di fede, dovremmo, anzi dovreste dal momento che sono un giornalista pensionato da sei anni e passa, cercare di capire cosa è che ha spinto domenica mattina il Genoa a prendere il volo per Napoli. Perché si è giocata la partita quando neppure un mese fa il Napoli atterrò a Lisbona per una amichevole e scoprì che c’erano degli avversari positivi e se ne tornò indietro.

Se vogliamo tutti rinsavire, avremmo bisogno di una pausa. Tre settimane per rivedere i protocolli, per sperare che i positivi diventino negativi, per dare delle nuove regole alle comunità di calciatori. Per la loro e la nostra tranquillità, in attesa del vaccino, questi ragazzi che guadagnano “miliardi anzi milioni (come avrebbe detto Totò)”, dovrebbero fare vita monastica. Sempre se vogliamo salvare il gioco più bello del mondo.

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