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Sarri esonerato, Higuain esiliato. È anche nostra questa storia finita male

Avevano “tradito” per vincere, rinfacciandoci l’impossibilità di farlo a Napoli. Alla fine hanno vinto da sconfitti: uno chiuso nella villa-clinica del Chianti, l’altro volato a prendersi la pensione in Florida

Sarri esonerato, Higuain esiliato. È anche nostra questa storia finita male

La carrellata di foto che Google riesuma se cerchi Sarri+Higuain è un supplizio estetico, da qualsiasi prospettiva la si affronti. I due si sono abbracciati sorridenti un’infinità di volte, sudati e sputacchiosi come oggi mai si potrebbe. Cambiano i colori delle maglie, il contesto, gli sfondi, ma si finisce per scrollarla oziosamente cercando lo scatto che meglio rappresenti questa storia che non c’è più. Avessimo più stomaco diremmo che “s’è chiusa un’era”, col trasporto che solitamente il giornalismo di maniera adopera quando s’accorge di un passaggio di stato ineluttabile. La fine di un’epoca, si dice così. Ora quel binomio s’è scisso in due immagini di ben altra portata sentimentale: uno, Sarri, s’è chiuso nel Chianti nella sua villa con piscina “tutta a cubi”, che “sembra una clinica”; l’altro, il Pipita, è volato a prendersi la pensione dove da sempre vanno gli americani bianchi ricchi (i Drummond, tipo), in Florida, all’Inter Miami di Beckham.

Ce la potremmo anche raccontare con i toni della rivincita morale: hai visto che fine hanno fatto dopo aver tradito Napoli? Dandoci di gomito, enfatizzando un destino mesto che riabiliti la giustezza del karma. Ma no: Sarri sarà anche “ricco ma povero”, come dice Pedullà, preso “dalla malinconia, dall’inquietudine, da uno smarrimento misto a pentimento”. Ma guadagnerà 6 milioni l’anno, che è il contratto della vita più volte reclamato nelle conferenze stampa napoletane a coronamento di una carriera scattata in ritardo.

Higuain ha lasciato un buco nelle disastrate casse bianconere – confermandosi un pacco fin troppo rimpianto e sofferto – trasferendosi nella Major League Soccer che “permette alle stelle che stanno smettendo di brillare di trascorrere alcuni anni oltre l’Atlantico concretizzando il sogno americano”: “la Florida è uno stato famoso per le sue spiagge, Miami Beach è conosciuta per la bella vita”.

Le virgolette e i luoghi comuni sono della Gazzetta dello Sport, ma rendono bene l’idea: chi si sforza di dipingere un esito triste e finale ha una idea molto originale degli esili forzati.

Eppure. La Napoli distratta dalla positività di De Laurentiis s’è persa (o magari l’ha volontariamente snobbata in un impeto d’orgoglio) l’epilogo di quel pezzo della sua storia che ci ha visto tutti abbracciati metaforicamente ai due per un anno intero. In molti l’hanno rimosso, come si fa coi traumi, ma c’è Wikipedia a registrare i record di quella stagione: dalla vetta solitaria e parziale in campionato dopo venticinque anni dall’ultima volta, al primato ormai stantio dei 36 gol.

Via uno con il melodramma che sappiamo, e poi via l’altro col tradimento a scoppio ritardato, di sponda sull’annata al Chelsea, Sarri+Higuain non s’erano davvero mai lasciati. Avevano, entrambi, rifiutato Napoli e il Napoli per farsi un futuro altrove. Per “vincere”, esplicitando l’impossibilità di farlo qui.

La città ha elaborato malissimo quel lutto di coppia, mai ammettendo davvero che la coltellata inferta riguardava l’orgoglio più di altro: il sentirsi rinfacciati l’impotenza, la sconfitta per destino. Fino a rileggere le carriere dei due reprobi con gli occhi della vendetta, gustandosi i momenti i bui, le polemiche, i tonfi, e la mestizia che ha infine accolto i loro successi. Sarri e Higuain si sono inseguiti a Londra e poi a Torino, chiudendo vincenti – certo – ma uno esonerato e l’altro esiliato.

Higuain ha recitato più volte il mantra dell’amore vicendevole:

“Io con il mister ho vissuto le migliori stagioni della mia carriera. Al Napoli mi ha fatto fare il record di gol in A, a Londra l’ho avuto per meno tempo ma ha portato la squadra in Champions e vinto l’Europa League. A Torino abbiamo vinto lo scudetto”.

Beh, è finita. La loro storia che è stata anche la nostra storia è un pezzo di storia e basta. Qualche record spicciolo, una coppa, uno scudetto. Le foto su Google per sempre, da riguardarsi in silenzio col chilo di gelato a portata di cucchiaio come tante Bridget Jones. Ma più che altro l’onta di aver vinto senza il riconoscimento pieno della gloria. Tutti sconfitti. Chi a Figline, chi a Miami, chi persino a Napoli. Ma che differenza fa.

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