«Applicato il protocollo alla lettera. Dopo la prima positività, i calciatori sono stati messi in isolamento domiciliare. Consentiti spostamenti con mezzi privati, trasferte con aereo privato, e rientro in isolamento dopo la partita».

Il Giornale intervista la dottoressa Maura Ferrari Bravo, direttore igiene e sanità pubblica della Asl 3 Genova. Il tema è quello del comportamento dell’autorità sanitaria genovese nel caso dei contagi registrati nel Genoa.
«Abbiamo applicato il protocollo alla lettera. Se avessimo proibito al Genoa di partire per Napoli, avremmo negato alla squadra di usufruire di un loro diritto».
Ed aggiunge:
«Appena arriva la segnalazione di un caso di covid si apre subito un canale di dialogo con il medico sociale con cui si valuta il tipo di rapporti che il soggetto ha avuto. Nel caso del Genoa dopo la prima positività, tutti i calciatori sono stati ritenuti contatti stretti da mettere in isolamento domiciliare. In base alla normativa, vengono disposti nuovi accertamenti e viene permesso ai calciatori di continuare ad allenarsi e a giocare, quindi a lavorare, rimanendo in una sorta di bolla. Che significa isolamento, spostamenti con mezzi privati, trasferte con aereo privato, e rientro in isolamento dopo la partita. E così è stato fatto».
Sull’esplosione dei contagi nonostante l’ambiente fosse così controllato, dice:
«È stato un caso fortuito, il primo contagiato ha infettato gli altri che hanno avuto tempi differenti nel manifestare il contagio. Di base è tra 3 e 5 giorni ma possono anche essere 7 o 8. Il Genoa non ha commesso leggerezze, hanno rispettato le regole e il protocollo».
L’Asl genovese ha permesso anche i viaggi per raggiungere le nazionali come è successo per i nazionali Juventus.
«Purché siano negativi e se in isolamento lo mantengano, viaggiando con mezzi privati, cambiando il domicilio dell’isolamento per poi far ripartire il protocollo una volta giunto nel nuovo domicilio».