Esiste una gerarchia dello Stato e il calcio non è in testa. Ma in Italia esistono gli Agnelli. Sul campo c’è la sorpresa Benevento
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 3a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21
È il campionato dei tamponi.
Questo caos all’italiana è un virus. Che rischia di infettarci al disamore per il calcio.
I fatti parlerebbero chiaro.
Sabato il Genoa aveva due tesserati positivi. Nel giro di sette giorni i positivi sono saliti a 19. Un caso assolutamente eccezionale.
Quindi dalle parti della Lanterna qualcosa deve essere andato storto.
Siccome contro i grifoni ci ha giocato il Napoli, è lecito temere che al Napoli possa succedere la stessa cosa.
Così la ASL Napoli 1 prende la decisione più saggia.
Custodia fiduciaria. Il Napoli non può partire per Torino.
Categorico l’Impomatato: “Partire per Torino sarebbe una violazione delle norme sanitarie”.
E stavolta la storia delle ostriche non reggerebbe.
In un paese civile tutto finirebbe qui.
E’ una decisione istituzionale. Esiste una gerarchia dello Stato e il calcio non è in testa.
Ma nel Belpaese c’è la Lega, e ci sono gli Agnelli. Che poi sono la stessa cosa.
E quella decisione non va bene.
Troppo stimolante, troppo succulenta l’occasione del 3-0 a tavolino ordinata al cameriere Dal Pino.
Troppo appetitoso il distanziamento in classifica.
La sindrome cleptomane degli ergastolani è incontenibile.
E quando si mischia con l’arroganza, fa sfracelli.
Alle 20,45 la Juventus si presenta in campo. Interessante in proposito vedere Il Pomata nel tunnel regolarmente senza mascherina.
Uno sputo in faccia ai più elementari principi di etica sportiva, al senso civico, all’emergenza sanitaria del Paese.
Puro sciacallaggio.
Temo il peggio.
Per Agnelli il calcio non è un gioco. E’ un affare. Conta solo vincere, a ogni costo. Per vincere non basta scendere in campo, quella è una formalità.
Per vincere occorre sventrare le porte delle stanze che contano, e imporre il proprio potere, piedi sulla scrivania.
Ai microfoni Agnelli, direttamente da uno stadio dove sono esposti due scudetti revocati dalla giustizia sportiva, in puro stile Juve, dichiara: “Ci sono regole chiare e ci applichiamo a quelle”.
Dichiara che il Napoli non ha rispettato il protocollo che prevede l’isolamento fiduciario in presenza di un evento di positività. In questo caso Zielinski.
Dichiara di non volere nessun rinvio. Come il buonsenso sportivo suggerirebbe.
La partita si giocherà fra carte bollate e tribunali.
Attenti ai falli da dietro.
Assegnare alla Juventus la vittoria a tavolino vuol dire far saltare il campionato. Spero se ne rendano conto.
Intanto – se ancora vogliamo parlare di calcio, noi inguaribili mendicanti di bellezza – la terza ci offre belle cose.
Facciamo che abbiamo già il gol più bello della stagione?
L’autore è Valerio Verre ventisei anni con un passato da grande promessa della Roma.
Arcobaleno di sessanta metri di Audero. Stop in corsa e arcobaleno a saltare il portiere stilnovista.
La Fiorentina rimane al palo, come il pallone (l’ultimo in maglia viola) colpito da Federico Chiesa al respiro conclusivo di una partita spenta.
Irresistibile l’immagine del Ribery incredulo sugli spalti del Franchi. Sulla sua testa l’immaginaria nuvoletta : “Come cazzo hanno fatto a convincermi a venire qua per sputtanarmi 20 anni di carriera ad altissimo livello?”.
In mattinata la Dea fa quello che vuole dei sardi.
Una gioia per gli occhi.
Niente da fare, sto maledetto gioco quando è giocato bene ha ancora il suo fascino.
Gli spazi, le verticalizzazioni cercati in maniera ossessiva e scientifica. Azioni che stordiscono. L’astuzia applicata al metodo. Una autentica lezione di calcio.
Le due punte che si aprono molto (Zapata già lo faceva quando giocava da punta unica).
Duvan a sinistra, Muriel a destra. E creano costantemente spazio per gli esterni, Hateboer e Gosens.
Poi c’è Gomez e c’è Pasalic.
Il Papu, è di fatto regista e organizzatore della manovra. Calamita del palleggio. Sulla trequarti, spesso viene incontro e arretra, scoprendo il centro.
E qui determinanti sono i movimenti di Pasalic.
Che si butta dentro per riempire gli spazi liberati. Con grande intelligenza, con grande tempismo. Con letture senza palla davvero eccezionali.
E che dire di Palomino che, da terzo di difesa, fa due assist-gol?
E che dire se ogni volta che si alza qualche ragazzo dalla panchina, fai “Ohhh!”, perché scopri che quello è un talento purissimo.
Come Sam Lammers, ventitreenne olandesone di Tiburg che ha movenze alla Van Basten.
La Dea è da scudetto.
Anche se Gasp (che non amo) per ora si nasconde.
Chi non può nascondersi è Er Parrucca attesissimo all’Olimpico.
Lui deve vincere subito, al diavolo la parola “progetto”.
Parte sparato pronto a fare sfracelli con Hakimi e Perisic ali pure in un assetto decisamente offensivo.
Va in vantaggio. Poi si ferma, subisce il pari e alla fine rischia di buscarle.
Arriva anche il rosso eccessivo al Ciruzzo della Torre.
Una reazione ingenua, punibile al più con un giallo. Che lascia gli Aquilotti in dieci nella fase cruciale della sfida.
Orribile e penosa la sceneggiata di Vidal, che si dondola a terra tenendosi il volto nelle mani dopo essere stato appena sfiorato, e di tanto in tanto alza lo sguardo a sbirciare la decisione dell’arbitro pollo.
Alla fine gli Aquilotti ne escono meglio.
Pareggiare con la favorita per lo scudetto, con tre infortunati nel primo tempo, con una espulsione che non c’era, e con una rosa cortissima è tanta roba.
Seconda vittoria consecutiva per le Streghe di Inzaghi contro i felsinei.
Segna Lapadula.
Ma l’eroe del giorno è Lorenzo Montipò che sfodera almeno cinque interventi stellari e impone il Benevento come una autentica sorpresa di questo inizio di campionato.
Ultima ora.
Bonucci e Chiellini non sono ancora partiti per la nazionale. Si attende l’ok delle autorità locali. La Juve scopre la centralità della ASL.
La farsa infinita.