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Il governo del calcio saprà gestire la stagione dei contenziosi che sta per aprirsi?

Con un governo del calcio serio e terzo, la decisione dell’Asl chiuderebbe ogni discussione. Ma la decisione della Juventus apre una fase nuova e delicata

Il governo del calcio saprà gestire la stagione dei contenziosi che sta per aprirsi?

Come finirà la querelle tra Napoli e Juventus? La questione è davvero ingarbugliata. C’è spazio infinito per i pareri di azzeccagarbugli e luminari del sapere giuridico.

In primo luogo occorre però fare una affermazione di principio, per quanto ovvia possa apparire.

La salute pubblica è un bene primario. E rispetto alle esigenze di salute pubblica tutti i cittadini devono soggiacere agli stessi obblighi ed avere gli stessi diritti. Le società di calcio ed i calciatori sotto questo profilo non possono essere considerati delle eccezioni. Non sono da considerare legibus soluti. Devono essere tutelati. Devono comportarsi a tutela dei terzi. Né considerazioni di interessi economici possono prendere il sopravvento.

Quindi, sulla base del più elementare buonsenso, Juve-Napoli, così come Napoli-Genoa, non andavano giocate.

Ciò posto, la questione specifica si presta a mille e mille ragionamenti, sospetti, illazioni.

È chiaro che il governo del calcio, che ha come unico interesse che il campionato abbia luogo, con la sottoscrizione del protocollo ha tentato di trovare una via regolamentare unitaria.

E lo ha fatto proprio per evitare il caos legato alla possibile difformità delle decisioni degli enti locali di fronte a situazioni di emergenza. Volendo qui ragionare su un piano puramente astratto, non entriamo nei pettegolezzi e nelle accuse di pur possibili e verosimili pressioni esercitate sui vertici delle autorità sanitarie locali nel caso di Juventus-Napoli. Ma salta subito all’occhio una enormità: in due situazioni del tutto identiche, quella di Genova e quella di Napoli, con due calciatori contagiati, le rispettive Asl di competenza hanno assunto atteggiamenti diametralmente opposti. La prima ha lasciato fare la società. La seconda è intervenuta d’imperio.

È chiaro a tutti allora che il tentativo del governo del calcio di trovare una soluzione che superasse le parcellizzazioni decisionali locali attraverso il protocollo era l’unica strada perseguibile da parte di chi ha come unico interesse far svolgere il campionato. Al di là degli interessi di salute pubblica.

Ove mai questa sera la Juventus scendesse in campo, si aprirebbe una stagione di contenziosi giuridici che si trascinerebbe fino al termine del campionato se non oltre.

Intanto il chiasso mediatico è già scoppiato.

Sky ha iniziato una crociata pro Juve. Come buona parte della stampa del nord. Tv e stampa del sud difendono la posizione del Napoli.

In Lega obiettano che “la disposizione della ASL Napoli1 non può sovrastare il protocollo FIGC- CTS- Ministero della salute”. Su questo mi permetto di obiettare. Perché se la ASL ha potere di intervento sui singoli cittadini campani, lo ha anche sui calciatori del Napoli. Lo ripetiamo, a tutela loro e dei terzi.

C’è però un clima collaterale alla vicenda che va diffondendosi e mi dà fastidio. Si cerca di accreditare la tesi che la posizione della ASL (lo ripeto correttissima in punto di principio) sia stata per così dire sollecitata. E da qui i soliti cori verso i napoletani piagnoni e il Presidente intrigante. Sempre sotto accusa. Sia quando lo si fa passare ridicolmente per untore (caso De Laurentiis positivo) sia quando il suo comportamento è di fatto a tutela della salute pubblica.

Certamente resta sul terreno anche la minima traccia di lealtà sportiva, ammesso che se ne possa parlare senza suscitare uno scroscio di risate.

Il Napoli ha chiesto stamane alla Asl l’autorizzazione alla trasferta. “Non ci sono le condizioni per autorizzare la trasferta” la risposta della Asl. Il che con un governo del calcio serio e terzo dovrebbe chiudere la discussione. Ma è serio e terzo il governo del calcio?

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