Mentre tutt’intorno è un fiorire di terapie intensive, paure di lockdown, scuole chiuse, il calcio rivendica la propria immaturità e segue il teorema Biscardi

Il 3-0 a tavolino decretato dal giudice sportivo, non ci sorprende nemmeno un po’. È l’ennesimo atto – oseremmo definirlo autistico pur sapendo di urtare la suscettibilità di chi a che fare con questa terribile malattia – con cui il calcio ripete il suo mantra: “a noi del mondo reale non interessa nulla. Noi vogliamo farci i fatti nostri. Dovete farci giocare a calcio, darci i soldi che ci spettano, garantire privilegi che nemmeno ai capi di Stato. Per noi chi non si presenta al campo, ha perso. Punto”.
Dev’essere stato frustrante per un giudice – quale è Mastrandrea – firmare una sentenza in cui è stato costretto a mettere nero su bianco che:
È pertanto preclusa a questo stesso Giudice, come da noti principi, ogni valutazione sulla legittimità (e, ancor più, ogni eventuale forma di disapplicazione) di atti e provvedimenti, in qualunque forma adottati, delle Autorità sanitarie statali e territoriali, nonché delle Autorità regionali, posti in essere a tutela della salute di singoli o della collettività.
È una sentenza che a noi – forse perché siamo di parte – pare imbarazzata, che certifica l’assoluta estraneità del calcio alla giurisprudenza. Con quel timido passaggio sul sabato in cui non sarebbe stato chiaro il divieto a partire dell’Asl. Divieto che poi sarebbe diventato chiaro la domenica.
Di fondo, è il calcio che rivendica la propria perenne immaturità. Il rifiuto a entrare nel mondo degli adulti. Mentre tutt’intorno si discute di aumento dei contagi di Covid-19, di chiusura delle scuole (le scuole!), di possibile Natale in lockdown (lugubre previsione del virologo Crisanti), mentre c’è angoscia per il numero dei pazienti nelle terapie intensive degli ospedali italiani, che fa il calcio? Tira dritto.
Come ha tirato dritto per Atalanta-Valencia. Per Liverpool-Atletico Madrid. Del resto abbiamo un ct della Nazionale che impartisce lezioni di virologia. Mentre tutt’attorno, dal Regno Unito alla Catalogna, è un fiorire di chiusure di bar e ristoranti, Macron annuncia il lockdown a Parigi dalle 21 alle 6, lui dice che gli stadi vanno aperti, che la gente si è stufata. E lo fa senza timidezze, anzi. Certo della validità delle proprie tesi. Il calcio reclama ad alta voce la libertà di non crescere. È maggiorenne per avere un conto in banca. Ma non lo è per osservare le leggi degli adulti. Decide il calcio quando è adulto e quando non lo è.
Decide che il venerdì non convoca i calciatori del Napoli in Nazionale – per la positività di Zielinski – ma che la domenica la squadra deve presentarsi a Torino per giocare.
Questa sentenza, non si offenda il giudice Mastrandrea, ci ricorda la tesi difensiva di Aldo Biscardi quando fu chiamato in Aula a difendersi da una querela. Lui disse al giudice: «Ma davvero crede che noi al Processo diciamo le cose seriamente? È tutto spettacolo, parliamo così per parlare, per stare un po’ in allegria. È tutto finto, usiamo espressioni forti per rendere al meglio il clima da bar sport». E il giudice accolse la sua tesi. Quel che veniva detto al Processo, non poteva essere considerato diffamatorio perché era tanto per scherzare, non un luogo di adulti responsabili nell’esercizio delle proprie funzioni. Ecco quel giorno l’indimenticato Aldo Biscardi diede la linea al calcio italiano.