Sono stati i 22 positivi del Genoa (e non le Asl di Napoli) a mettere in crisi il protocollo. Il professor Galli (e non solo) ha definito la bolla una fesseria. Avevano ragione i nonni: devi studiare
Sono giorni in cui risuona forte e chiaro l’ammonimento dei nonni: “devi studiare. Se non studi, non farai mai niente nella vita”. Poi, le cose sono in parte andate in maniera diversa. Ma la terribile emergenza del Covid-19 ha riportato la corretta gerarchia nelle nostre vite. E chi sta pagando di più, è il mondo del calcio: dirigenti, presidenti, calciatori e ahinoi giornalisti. Il calcio ha affrontato la pandemia con l’arroganza e la protervia di chi è convinto di essere un privilegiato e non si è reso conto che invece, molto rapidamente, le cose sono cambiate e si è tornati al vecchio schema: conta chi ha studiato, l’effimero – sia pure diventato industria – è destinato a schiantarsi, soprattutto se affiancato dalla mancanza di cultura.
Non ha voluto capirlo nella prima fase della pandemia e non vuole capirlo adesso. Al commissario tecnico Roberto Mancini dovrebbe essere vietato di toccare argomenti che esulano dal calcio. Perché non ne sa nulla. Difende solo il suo stipendio. Comprensibile ma ugualmente inaccettabile. Scendesse in piazza per farlo. Nel corso di una grave emergenza sanitaria, i microfoni non possono essere a disposizione per esprimere qualsiasi corbelleria.
Il calcio italiano non ha voluto vedere quel che stava accadendo. Non ha voluto capire che il caso Genoa – con i 22 positivi – era un treno lanciato sulla regolarità del campionato. Il caso Genoa non l’Asl di Napoli che ha evitato il proliferare del contagio bloccando il Napoli all’isolamento domiciliare e quindi impedendogli di andare a Torino. Non ha voluto capirlo in tempo e adesso sì che rischia seriamente di pagarne le conseguenze.
Il calcio italiano si è sentito punto nell’orgoglio. Ha esibito il protocollo come se fosse la dichiarazione per i diritti dell’uomo. Come? Si permettono di fermare me? Il classico “lei non sa chi sono io”. E non si è vergognato di esibire la propria ignoranza. Oggi il professor Galli, luminare dell’infettivologia, ha bollato come «fesseria» la bolla prevista dal protocollo, di cui si è riempito la bocca domenica sera Andrea Agnelli procurando fremiti nello studio di Sky Sport.
Una volta noto il contagio, ha detto il professor Galli a Punto Nuovo Sport, i calciatori vanno messi in quarantena individuale. Altrimenti si rischia il cluster. Ha poi aggiunto che dopo tutti questi mesi, dovrebbero essere concetti ormai chiari. Come a dire: dove vivete? E ha ragione: perché il calcio deve essere guidato da ignoranti? Dove sta scritto?
Persino il professor Clementi – del San Raffaele di Milano – giornalisticamente considerato fautore della linea morbida, ha detto che «la Asl di Napoli ha rotto gli schemi ma ha fatto bene». Insomma quel protocollo è carta straccia. Qualcuno informi i signorotti del calcio.
Il povero giudice sportivo Mastrandrea ha rinviato alla settimana prossima la decisione su Juventus-Napoli. Starà subendo fortissime pressioni, come scritto anche da Dagospia. Ad ascoltare e leggere i media (lunari, a voler essere benevoli), domenica sera sembrava cosa certa il 3-0 a tavolino, la punizione per una squadra che avrebbe commesso un reato a disobbedire alla Asl. Il giudice Mastrandrea vorrebbe evitare di aggiungere il suo nome ai tanti protagonisti di altrettante figuracce. Lui ha studiato e ne è ben consapevole.
Studiare è un pre-requisito. Per giocare a calcio. Per fare il presidente della Repubblica. Per essere deejay. Per noi appassionati di calcio sono giorni molto tristi. Ci siamo illusi che si potesse essere appassionati di calcio anche avendo letto qualche libro. Purtroppo, però, i fili sono retti da chi quei libri non li ha letti. E non si vergogna di andare alla lavagna con le orecchie da asino.