“Il calcio difende la propria scelta e si ritrova dentro una partita dagli esiti incerti e che annuncia turbolenze. Da una parte c’è il pallone, dall’altra le istituzioni”.

La Stampa si sofferma sullo scontro tra il calcio e le istituzioni.
Il calcio va avanti e decide di lasciare in agenda una partita mai vista. Juventus-Napoli non si è giocata e non si giocherà più: così la pensa la Lega di Serie A e così i suoi vertici hanno scritto in una lettera-documento dove si fa riferimento ad un protocollo ad hoc che regola lo svolgimento delle partite in caso di una o più positività al Covid. Il calcio difende la propria scelta e si ritrova strattonato dentro ad una partita dagli esiti incerti e che annuncia turbolenze di cui avremmo fatto volentieri a meno. Da una parte c’è il pallone, dall’altra il Napoli e, soprattutto, le istituzioni.
Il calcio guarda al Comitato tecnico scientifico governativo e all’ok dato dal Cts lo scorso giugno, dopo il via libera del ministero della Salute, alle regole di comportamento da adottare in caso di contagi nelle squadre: da qui l’isolamento dei positivi e la possibilità di giocare per il resto della compagnia. Ma il caso Genoa, i 22 contagiati nel club ligure, hanno segnato un punto di non ritorno e cambiato le prospettive. Al ministero della Salute e, di conseguenze all’interno del Cts, fanno notare come giugno sia lontano e come il rischio di focolai all’interno delle singole squadre sia diventato un terreno molto pericoloso.