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Le scuole devono chiudere. Lo Stato ha fallito

Sono in disaccordo col Napolista. Le regioni chiedono la chiusura perché non hanno organizzato il trasporto pubblico. Finirà così e sarà uno dei più grandi fallimenti dello Stato

Le scuole devono chiudere. Lo Stato ha fallito
Foto da repubblica.it

I Presidenti delle regioni hanno chiesto, per bocca del presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, la chiusura almeno delle scuole superiori. C’era da aspettarselo e, dato l’andamento del contagio in Italia, è una misura che appare inevitabile, ora. Anche se momentaneamente la misura è stata rinviata. Sul punto sono in disaccordo col Napolista.

Le scuole italiane hanno fatto e stanno facendo uno sforzo mostruoso per mantenere attiva la didattica in presenza. Orari, scaglionamenti di entrate e uscite, distanziamento in classe, turni, sanificazioni. Ogni strada è stata percorsa.

Purtroppo, però, è tutto inutile. Era prevedibile. Se gli studenti stanno distanziati in classe, ma arrivano e vanno via accalcati su mezzi pubblici pieni all’inverosimile, qualunque misura presa dalle scuole non poteva che rivelarsi superflua.

Foto da repubblica.it

Si poteva evitare di giungere ad una richiesta come questa?

La risposta è sì, si poteva evitare. Bisognava, però, programmare, organizzare, pianificare.

I Presidenti delle Regioni, specialmente i più smaniosi di protagonismo come De Luca, avevano il dovere di prendere ogni misura possibile per scongiurare il pericolo di annullare la didattica in presenza. Non è stato fatto.

Nei quasi 100 (tra ordinanze e chiarimenti) provvedimenti del Presidente De Luca, la scuola non compare. La ridda di divieti, l’orgia regolamentatrice ha colpito i bar, i ristoranti, le cerimonie, la vendita di alcolici, la movida, le passeggiate, i runner, le pasticcerie, le partite di calcetto, i vacanzieri, le gelaterie, perfino i negozi di intimo per bambini, ma non c’è traccia di un solo provvedimento volto a salvaguardare l’apertura delle scuole.

9 mesi persi

Si sarebbe potuto pensare ad orari differenziati per scuole, uffici, fabbriche e negozi. Si sarebbe potuto organizzare un trasporto scolastico degno di questo nome. Invece nulla è stato fatto e, ora che il contagio è fuori controllo, puntuale si paventa l’unico provvedimento che si riesce ad immaginare: la chiusura.

Ora è tardi, per 9 mesi in Italia abbiamo discusso dei banchi a rotelle e delle mascherine (mi sia consentito il rimando: le mascherine aiutano, ma da sole non sono in grado di fermare il contagio), abbiamo inveito contro la movida, come se l’unico strumento che riuscissimo ad immaginare è quello di limitare i comportamenti dei singoli, ma non abbiamo organizzato e pianificato nulla.

Così ci siamo presentati all’inizio dell’anno scolastico con il trasporto pubblico nello stesso, penoso, stato in cui era 9 mesi fa. Non abbiamo fatto nulla per decongestionarlo. La chiusura delle scuole diventa inevitabile.

Solo oggi sono decine gli istituti chiusi in Campania

Lo sanno benissimo le scuole, peraltro, che vedono i propri sforzi vanificarsi. Nella sola giornata di oggi, in Campania, a Somma Vesuviana sono chiusi una scuola media e due plessi delle elementari,  il preside dell’istituto d’istruzione superiore Eugenio Pantaleo di Torre del Greco (Napoli) ha chiuso la scuola per “psicosi da contagio”, è chiuso l’istituto comprensivo Gemelli di Sant’Agnello, una scuola a Sarno, una a Eboli, tre scuole a Battipaglia, a Caserta è stato chiuso il Liceo Manzoni, a Monte di Procida sono chiuse tutte le scuole. A Napoli il Liceo Pansini si è arreso e ha attivato la Didattica a distanza, il Liceo Vico ha chiuso già 3 volte dall’inizio delle attività avvenuto tre settimane fa ed ha diminuito, in prospettiva, la scuola in presenza. Chiusure a singhiozzo hanno interessato praticamente tutte le scuole del capoluogo; è del tutto evidente che proseguire non porta da nessuna parte.

L’anno scolastico è compromesso, chi ha responsabilità dovrebbe dimettersi

Non se ne può più di sentire le istituzioni additare come responsabile del contagio questo o quell’altro cittadino. Gli assembramenti all’aperto, di sera, ci sono. Sarebbe meglio se si evitassero, ovviamente. Ma l’esplosione del contagio non è certamente dovuta a quello. Dall’inizio della pandemia sappiamo benissimo che la stragrande parte dei contagi avviene in quattro luoghi: ospedali, famiglia, luoghi di lavoro, mezzi di trasporto. Possiamo continuare a sbraitare contro i giovani e i bar, non otterremo nulla. Il contagio si rallenta innanzitutto decongestionando il trasporto pubblico (anche perché un contagio che avviene in una cerchia di 6 persone sedute ad un tavolino si traccia e si contiene, quello che avviene su un vagone con 300 persone è impossibile da tracciare), testando, tracciando, isolando. Sono noti i problemi con i tamponi che abbiamo in Campania, siamo ultimi dall’inizio dell’emergenza, le strutture pubbliche non riescono a stare al passo e, nonostante questo, solo qualche giorno fa si è dato il via libera ai tamponi fatti dai privati. Non ci sono strutture per l’isolamento fiduciario, in una regione densamente abitata, dove talvolta si vive in molti in pochi metri quadrati, chi va in quarantena si deve auto organizzare e ciò è, quasi sempre, impossibile. Così, mentre tutto va come era logico che andasse, la prima cosa a saltare era quella che doveva essere salvaguardata: la scuola. Le chiuderanno, a meno di un miracolo sui numeri del contagio, ma i responsabili, dai ministri ai presidenti delle regioni, dovrebbero dimettersi contestualmente

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