La pandemia ha rivoluzionato i calendari, e ora al Roland Garros i giocatori gelano: “I calciatori giocano in queste condizioni sono in continuo movimento. Per noi è pericoloso”

I venti secondi ogni volta che vai alla battuta. Ti fermi, ti asciughi il viso, controlli le palline, ne scarti un paio, ti concentri. E poi al cambio di campo, ogni tre game, seduti. E così in altre mille occasioni. “Il tennis non è il calcio, noi ci fermiamo spesso. E così fa troppo freddo”, ha detto Rafa Nadal intorno all’una e mezza del mattino dopo aver sconfitto Sinner ai quarti del Roland Garros. Mettendo l’accento su una delle tante rivoluzioni che lo sport ha subito per colpa della pandemia: quella climatica.
A Parigi, in tempi normali, si gioca alla fine di maggio. Fa caldo. Ora il calendario ha piazzato gli Open di Francia in pieno ottobre. Sono “open” appunto, e per la prima volta si sono visti tennisti con le maglie termiche. Un po’ tutti si sono lamentati delle nuove inedite condizioni di gioco, che col freddo tra l’altro rendono la terra più pesante e le rotazioni meno efficaci. Ma se parla Nadal allora vuol dire che il problema c’è davvero.
Il campione spagnolo difficilmente si lamenta di qualcosa.
“Il problema è il tempo, fa troppo freddo per giocare. Onestamente, fa molto, molto freddo per giocare a tennis. So che i calciatori giocano in queste condizioni, ma è un po ‘diverso, perché loro sono in continuo movimento. Noi ci fermiamo, torniamo indietro e abbiamo molte pause. È uno sport in cui ci si ferma in tanti momenti. Penso che sia un po’ pericoloso per il corpo di un tennista giocare in queste condizioni difficili”.
Soprattutto se poi l’organizzazione infila ben cinque match sullo stesso campo, finendo il programma a notte fonda.
“Non so perché abbiano programmato cinque partite al Chatrier, era un rischio. L’ho visto immediatamente quando mi hanno mandato il programma, che c’erano molte possibilità che un paio di partite sarebbero durate a lungo. Ho cercato di essere paziente”.