Era il capo dell’ufficio legislativo del ministro Matteoli che gli affidò la pratica “Scuola dei marescialli” su pressione di Verdini. Non fu mai indagato

Gerardo Mastrandrea, classe 64, romano, è uno di quei tantissimi italiani che compongono la filiera del potere e delle decisioni. Il corposo esercito dei dirigenti e dei funzionari che costituiscono a trama della burocrazia italiana. Oggi è giudice sportivo, è stato magistrato del Consiglio di Stato. Manco a farlo apposta, è esperto – sempre in materia giuridica – di trasporti (una sua monografia sul trasporto aereo di persone ha ricevuto un premio nel 1994). È stato magistrato al Tar, consigliere giuridico dell’Anac, e ha avuto diversi incarichi di governo, nei ministeri. Uno di questi risale al 2008 quando, con l’insediamento del ministro Matteoli (governo Berlusconi) divenne capo dell’ufficio legislativo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
E in questa veste Mastrandrea venne in qualche modo coinvolto in un’inchiesta piuttosto nota, quella per gli appalti dei Grandi Eventi G8, passata alla cronaca come l’inchiesta sulla cricca. Venne invitato – il 17 maggio 2010 – a deporre dai magistrati di Firenze perché investito dal ministro Matteoli di occuparsi della vicenda della Scuola dei marescialli di Firenze. Il mandato assegnatogli dal ministro era di trovare un modo che consentisse alla Btp di Riccardo Fusi – legato a Denis Verdini – di rientrare in possesso dell’appalto per la Scuola. Appalto inizialmente vinto dalla Btp (nel 2001) ma successivamente – dopo un contenzioso – aggiudicato nel 2006 alla Astaldi (con risarcimento di 34 milioni di euro per la Btp). Poiché nel 2008 il centrodestra era tornato al governo, Fusi tornò all’attacco per riavere l’appalto. E mosse pedine politiche: da Verdini fino a Matteoli. Così funziona in Italia.
Non ci addentriamo oltre in una storia complicata che ovviamente coinvolge anche l’ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici Angelo Balducci che per questa vicenda è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi. Così come Verdini condannato a due anni in primo grado e poi prescritto, e infine Fabio De Santis che in questa vicenda appare come ingegnere presentato da Balducci e poi finisce col diventare provveditore alle Opere pubbliche in Toscana (sarà condannato a 3 anni e 8 mesi come Balducci).
Che cosa c’entra Mastrandrea? C’entra perché a lui – in qualità di capo dell’ufficio legislativo del Ministero – il ministro Matteoli (nel frattempo deceduto) chiese di seguire la pratica. Mastrandrea divenne il referente di Fusi. O meglio del suo avvocato Vinti.
Mastrandrea – mai indagato – venne sentito dai pm di Firenze (qui c’è tutta la sua deposizione) in cui sia pure un po’ farfugliando, soprattutto in alcuni passaggi, ricostruisce la vicenda. E sottolinea in più passaggi che la pratica stava molto a cuore al ministro Matteoli che un giorno lo portò a un incontro all’Harry’s Bar a Roma con Verdini e Fusi. Incontro di cui si scrisse molto all’epoca dell’inchiesta. Mastrandrea lo definì un pranzo veloce in cui Matteoli voleva che lui riassumesse lo stato della pratica. Ai magistrati Mastrandrea disse che non sapeva della presenza di Verdini e che successivamente non parlò mai telefonicamente con lui.
Un passaggio della sua deposizione:
io poi ho un incarico pesantissimo là, mi occupo, essendo capo ufficio legislativo dell’Infrastrutture e Trasporti è veramente una vita infernale al Ministero. Per cui capivo che questa era una cosa importante, ma non potevo dare seguito a tutti quelli che mi chiamano, eccetera
Fusi premeva per lo stop al collaudo dell’opera. Mastrandrea non diede l’ok, si oppose alla sospensione dei lavori, disse al ministro Matteoli: “Non ci sono le condizioni per sospendere” ma alla fine – un discreta parte della deposizione verte su questo – viste anche le insistenze dei suoi interlocutori, aprì alla nomina di un ingegnere esterno che si pronunciasse sul collaudo (l’obiettivo era di fermarlo). Incarico che poi fu attribuito al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici guidato da Balducci.
Ecco la versione di Mastrandrea ai pm:
col senno di poi… potrei dire che ho sbagliato, mi prendo le mie responsabilità. Io pensavo che… non sapevo… io innanzitutto non sapevo assolutamente che… che Balducci già fosse, che sapesse di questa cosa, anche se mi aveva forse detto che aveva partecipato al collaudo, quella volta quando non potette… Io le dico anche la verità, proprio concordandomi con Mandracchia facemmo questo ragionamento, detto… Proponiamo, poi deciderà il ministro, se darlo al Consiglio Superiore. Chi altro deve esprimersi se non il Consiglio Superiore che era lo stesso che aveva detto che quell’opera era collaudabile? E ci dicemmo “vediamo se hanno il coraggio di smentirsi”.
Perché il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici aveva dato un voto sull’opera… originaria, dicendo che con quel coefficiente di sismicità… il Consiglio Superiore, che il progetto era collaudabile. Perciò… niente, fu fatto un… una nota, io preparai un appunto per il capo di Gabinetto e fu fatto un appunto per il ministro, se il ministro era d’accordo a dare questo incarico, formalmente, circa la collaudabilità dell’opera al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Questo viene formalizzato poco prima di Natale del 2008… E viene dato questo incarico…
Dopo di che io praticamente in qualche modo ho esaurito il mio ruolo perché a quel punto, una volta che viene dato il parere al Consiglio Superiore e una volta che gli organi dirigenziali sono in grado di decidere determinate cose. Certo, poi sono stato, in qualche modo, informato molto raramente, formalmente nell’arco del 2009. Io di note formali nel 2009 ho avuto ben poca roba. (…) Io devo dire la verità… mi sono anche un po’ liberato di questa questione, poi quando ho finito di…
La pm Mione gli chiede: senta lei De Santis lo conosceva di persona? (Ricordiamo che anche De Santis venne condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi, mentre Verdini in primo grado a due anni e poi prescritto). E Mastrandrea risponde:
No, io De Santis, come ho detto al collega, l’ho conosciuto solo una volta che è venuto nella mia stanza insieme a Balducci. Sarà stato nel marzo, aprile e per venirmi a informare che questa commissione aveva concluso i lavori, avevano fatto l’ispezione a campione, che c’era questa cosa… e dandomi l’impressione da parte di entrambi che erano… Era un appuntamento strano. Mi hanno chiesto questo appuntamento per venire da me quasi per dire… “te l’abbiamo detto che stiamo lavorando”. Ecco un atteggiamento del genere perché una cosa molto sbrigativa. Ho visto questo ingegner De Santis che non conoscevo prima con… persona molto sicura di sé e dava subito del “tu”, un atteggiamento molto… così insomma, non… non lo conoscevo.
La pm Mione: senta, quindi lei dice dopo il 2009 questa è la situazione. Allora le dico più o meno cosa risulta a noi. Le volevo chiedere questo, quindi viene nominata questa commi… viene dato questo incarico al Consiglio Superiore
Mastrandrea: nomina una commissione
Mione: ecco lei poi è venuto a sapere…
Mastrandrea: sono venuto a sapere da Balducci informalmente, ma… così, ma incontrandolo perché il ministro, ricordiamoci sempre che diceva “tenetemi informato”, eccetera e io infatti ho detto “va beh, informate il ministro”
Mione: senta e lei lo sapeva che De Santis faceva parte di questa commissione?
Mastrandrea: sì, lui mi parlò, siccome mi parlava benissimo di questo De Santis, Balducci
Mione: ah!
Mastrandrea: mi disse “io… riterrei di fare…” perché ho detto, “guarda”, io ho detto “l’incarico è stato dato…” Poi sa Balducci ha dei modi sempre molto gentili, molto affabili, immagino l’avete conosciuto, insomma no?
Il pm Luca Turco: certo
Mastrandrea: che tende a far fidare le persone di lui, no! E allora… mi disse… “guarda, in ordine a quell’incarico del ministro, ti informo che è mia intenzione nominare una commissione di gente assolutamente valida, al di sopra di ogni cosa, e tra l’altro, io, in questa commissione metterei anche… l’ingegner De Santis, il dottor De Santis che è mia persona di assoluta fiducia”. Me l’ha descritto come così.