Il procuratore nazionale antimafia a Repubblica Napoli: «Chiesi all’avvocato Siniscalchi di riportarlo dentro e Diego, imbarazzato, mi chiese di scusarlo»
Repubblica Napoli intervista il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Il tema è Maradona, il primo magistrato ad ascoltare Diego, il 28 settembre 1989, (come testimone, all’epoca Maradona non era indagato) per le foto che lo ritraevano in casa Giuliano.
«Ricordo che percepii immediatamente una enorme fragilità dell’uomo. Una debolezza interiore che evidentemente combatteva, riuscendo a superarla in campo e nel rapporto con la squadra e col pubblico. Ebbe difficoltà nel giustificare i suoi rapporti dimostrati da quelle foto e fu come se, proprio in quel momento, fosse diventato consapevole di dove era andato e con chi. E a quel punto accadde l’impensabile… In tanti anni di magistratura non mi è mai capitato. A un tratto, con la sua rapidità atletica, si alzò dalla sedia e fuggì…».
Fu un lampo, racconta Cafiero, che chiese all’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi, che aspettava Diego all’esterno dell’ufficio, di riportarlo dentro. Cosa che accadde. E a quel punto Diego
«Imbarazzato, con toni rispettosi ed educati, mi chiese di scusarlo per la fuga. Sì, l’eroe del calcio era un uomo fragile e penso che questa sua profonda fragilità sia stata anche la causa delle sue gravi disavventure umane che poi seguirono e ne segnarono l’esistenza».
Il procuratore racconta che dopo l’era Maradona non è più tornato allo stadio, che prima frequentava abitualmente proprio per vedere l’argentino giocare.
«Dopo aver visto il Napoli di Maradona non ho più messo piede in tribuna».