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Carotenuto: Insigne e Napoli, due superbie non si incontrano

Sul Corsport: “È stato un giocatore testardo, non disabituato alla fatica. Il suo è un talento accigliato. La sua cifra è un termine napoletano: inzìria”

Carotenuto: Insigne e Napoli, due superbie non si incontrano

Di Insigne scrive Angelo Carotenuto sul Corriere dello Sport:

Ancora oggi molti si stupiscono della sua disponibilità a seguire un avversario fino nella propria metà del campo, eppure si tratta di un esercizio che gli appartiene da almeno 7 anni, quando nel 4-2-3-1 di Rafa Benítez già era possibile vederlo rientrare fin sulla linea dei terzini. Non è stata l’etica del lavoro a mancargli, non è stata l’attitudine alla fatica. Non è mai stato un giocatore indolente. È stato casomai un giocatore testardo, incline a credere che la giusta lettura delle piccole cose del calcio fosse la sua, che l’angolo giusto dal quale guardare una partita e interpretarla fosse solo quello in cui si trovava.

Ricorda i dissapori con Ancelotti che cercò di trascinarlo fuori dalla sua comfort-zone.

Non è l’inerzia la cifra di Insigne, eventualmente quella che nella lingua napoletana si chiama inzìria. Potrebbe tradursi con capriccio ma sarebbe assai parziale, siamo invece nel campo di un’ostinazione, una cocciutaggine urgente che forse fa riferimento a un etimo latino, in + ira, oppure a un’origine greca, sun-eris, e dunque: andare in ira oppure dissidio.

Ricorda che

Napoli è città che si riconosce più dai fischi che dagli applausi, come per primo sperimentò Antonio Juliano. Insigne ha reagito indisponendosi, impuntandosi. (…) Quello di Insigne è invece un talento accigliato. Scriveva Francesco Durante ne I napoletani (Neri Pozza, 2011) che «da questo gran parlare che si fa nel mondo, deriva anche una certa superbia di Napoli». E due superbie non si incontrano. Come due bisogni d’amore non si sposano, si scontrano.

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