Ha avuto Osimhen e Bakayoko, è rimasto Koulibaly. Eppure: Mertens non gira, Osimhen non segna. Non basta la grinta, bisogna far crescere i calciatori
Il Napoli quest’anno ha davvero una rosa POTENZIALMENTE molto competitiva. Tanto da non costituire un azzardo sostenere che, se continua la latitanza della Juve pigliatutto, la squadra azzurra “ potrà “addirittura competere per lo scudetto. E “dovrà” entrare tra le prime quattro in classifica. Perché ho scritto POTENZIALMENTE? Perché i giocatori ci sono. E mai come quest’anno la responsabilità dei risultati graverà sulle capacità del tecnico. Nessun allenatore è stato accontentato da De Laurentiis come Gattuso. Forse fatta eccezione per Benitez. Mentre ad Ancelotti fu negato James.
Voglio Oshimen. Ti prendo Oshimen (a peso d’oro). Voglio Bakayoko. Ti prendo Bakayoko. Non vendo Koulibaly. Mi tengo Mertens. E poi Demme. Lobocka. Petagna… Insomma Gattuso ha avuto tutto quel che voleva. Adesso è giusto presentargli il conto e subito.
Allora faccio subito alcune domande da appassionato di calcio. Tifoso del Napoli. Che sa di non essere un competente. E quindi fa domande per capire. Per apprendere. Mi dite uno schema, uno solo, messo a punto da Gattuso per far rendere al meglio Oshimen? Che è per molti versi ancora un giocatore da dirozzare, altro compito del tecnico. Ma le cui caratteristiche erano ben note. (E che probabilmente non è esattamente un goleador).
Mi dite perché il tecnico non interviene sulla estenuante lentezza dei centrocampisti del Napoli? Perché , come tra l’altro mi ha fatto notare un mio vecchio amico allenatore di valore, Fabian gioca sempre spalle alla porta avversaria e quindi è quasi sempre costretto a dare indietro la palla? E se invece si trova faccia alla porta avversaria tocca la palla quattro o cinque volte prima di darla invece di giocare ad un tocco, come ha insegnato De Zerbi domenica?
E ancora vorrei sapere se Mertens è fuori condizione o si sente trascurato dalla squadra che non fa mai passare il gioco per lui. O semplicemente si è avviato all’ appannamento …quod deus avertat. Tanto da apparire addirittura svogliato nel ruolo di pseudotrequartista.
Un tecnico di valore insegna. Non basta la tanto ostentata capacità di tenere unito il gruppo. Non basta saper digrignare i denti. Occorre far crescere i calciatori sul piano tecnico (Oshimen) e tattico (Fabian).
Ma davvero Gattuso pensava che tutte le squadre avrebbero, come l’Atalanta, lasciato praterie al Napoli consentendogli di usare liberamente i suoi velocisti? Sono arrivato a pensare che la partita con i bergamaschi è stata un guaio. Perché ha dato la sensazione che il Napoli fosse finalmente diventato uno squadrone. Ma che ci si illuda noi tifosi sempliciotti ci sta pure. Che però ci creda Gattuso non lo posso pensare. Lui sa bene che le squadre di vertice si trovano quasi in ogni partita a giocare contro compagini chiuse a riccio. Contro le quali è difficilissimo utilizzare velocisti come Oshimen e Lozano. Che infatti domenica contro il Sassuolo, così come contro l’Az e il Benevento, non hanno avuto la possibilità di rendere al meglio.
Le grandi squadre studiano e realizzano schemi per arrivare a rete anche senza avere spazi a disposizione. Il calcio è un gioco elementare. Ed obbedisce a regole elementari. La prima. Per essere una squadra forte occorrono tante cose. Ma certamente fare i goal. Nel Napoli chi farà i goal? Visto tra l’altro che, per esempio, non si vede neanche l’ombra di uno schema sui corner o i calci da fermo che porti le torri a a rete. Ma voglio affondare la domanda. Se le cose stanno così la coppia Gattuso-Giuntoli per caso ha preso uno zarro puntando su Oshimen e Lozano?
Insomma pur restando ottimista sulla forza POTENZIALE del Napoli comincio ad essere preoccupato. E sono preoccupato perché, senza scomodare Aristotele, non è automatico passare dalla potenza all’atto. Il Napoli dopo sei partite di campionato e due di coppa non mostra ancora di aver costruito un embrione di gioco su misura per gli uomini di cui dispone.
Domenica contro il mezzo Sassuolo gli azzurri sono apparsi , specialmente nel secondo tempo prigionieri della sindrome dell’impotenza. Privi di idee. Privi di un barlume di idea di gioco.
Questo mio sfogo nasce dal convincimento che ancora nulla sia perduto. Anche se guardando le statistiche chi perde due partite nelle prime sei, (una sul campo l’altra a tavolino) non va lontano in campionato.